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Esclusiva

Marzo 30 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 31 2022
Conflitto • Zeta Numero 2 | Marzo 2022

Il periodico della Scuola di Giornalismo “Massimo Baldini” della Luiss Guido Carli sul conflitto

Il nuovo numero del periodico di Zeta è incentrato sul Conflitto. Grande spazio dedicato all’invasione russa dell’Ucraina, che ha riportato al centro del dibattito mondiale il tema della guerra. Armamenti, energia, profughi, ma anche un focus sull’altro grande fronte: l’informazione. Il conflitto morale, quello sociale esasperato dalla mancanza di diritti e quello artistico nei suoi aspetti psicologici, passionali e anticonformisti. In chiusura la guida di Zeta dei concerti post pandemia

A cura di: Silvia AndreozziGiorgio Brugnoli, Giulia MorettiEnzo Panizio, Elena Pomè,  Martina UcciValeria Verbaro.

Editoriale di presentazione di Elena La Stella

Utilizzato in campo giuridico, politico e nei terreni di battaglia che di frequente diventano teatro dell’imprescindibile violenza umana. Dal latino fligo (colpisco). La forma intensiva, flecto (piego, fletto), ricorda l’azione del fabbro che piega il ferro, con l’aiuto del fuoco che arde (flagro). Il termine nelle sue accezioni è ben lontano dall’ispirare in chi lo ascolta o lo pronuncia sentimenti di gioia che rendono accettabile, nella sua complessità, la vita umana. 
Il conflitto è nella società, nella quotidianità, nella profonda essenza dell’essere umano. 
Già nel 1932 Einstein interrogava Freud sulla possibilità di estirpare la pulsione di odio dall’animo umano. La risposta di Freud, indica una soluzione nell’unione degli individui, nella comunità: “la violenza viene estirpata dall’unione di molti”. È nell’accettazione dell’altro che si può tollerare ed apprezzare l’essenza multiforme dell’umanità. Ma non è possibile conoscere, accettare il vicino senza aver prima imparato a conoscere, accettare se stessi.

Nel verbo riflettere si intravede una nuova prospettiva: non più la volontà di prevaricare il nemico, l’opposizione, ma la ricerca di ragioni profonde. Riflettere. Ripiegarsi. Flettersi su se stessi. In un mondo che corre e non lascia il tempo di riflettere, i conflitti invadono la quotidianità e sembrano essere condicio sine qua non dell’essere umano. Il più doloroso, profondo dei conflitti è interiore. Comprendersi veramente è utopia, un lungo percorso per la più impervia delle strade: l’introspezione. Eppure è l’unica via percorribile per la risoluzione dei contrasti con gli altri. 
Nella riflessione, nel confronto con se stessi, non c’è sconfitta. Al contrario nelle guerre, da sempre protagoniste della storia, non c’è vittoria: tutti sono perdenti.
Gli uomini combattono contro altri uomini e solo raramente sono gli ideali a guidare i soldati. Spesso ordini distanti pervengono ai militari da lontano: chi comanda, noncurante del valore della vita umana, indica la via da seguire. La volontà di dominio attanaglia la mente dell’uomo e qui si trova la radice e ragione di tutti i conflitti. Per prevaricare l’altro è lecito ogni mezzo: la distruzione e demolizione di ciò che è più vicino al cuore del nemico ne sono la dimostrazione. 

Riflettere significa entrare nel profondo di sé e scrutare i più reconditi ambiti, le più segrete emozioni della propria anima. La guerra confonde e disorienta le menti, ma la riflessione può spegnere i conflitti in favore del dialogo. Solo così, colui che viene definito per utilitarismo e convenienza “nemico” può divenire fratello, figlio dello stesso mondo.