Esclusiva

Giugno 25 2025
L’età dell’oro.
Così è rinato il Tennis italiano

I successi di Sinner, Paolini e gli altri sembrano scontati. Ma dietro c’è una rivoluzione iniziata dalla Federazione quasi vent’anni fa

Quattro anni fa, sull’erba di Wimbledon, un italiano tornava in finale Slam dopo 45 anni. Era Matteo Berrettini, sconfitto da Novak Djokovic. Due anni e mezzo dopo ci penserà Jannik Sinner a vincere uno dei tornei più importanti al mondo: l’Australian Open. Poi, conquisterà anche l’Us Open e farà il bis a Melbourne. Tre Slam in bacheca: nessun italiano c’era mai riuscito. In mezzo, due volte la Coppa Davis.

Il 2024 è stato anche l’anno di Jasmine Paolini. Finali al Roland Garros e a Wimbledon che, pur perse, hanno portato il tennis femminile ai livelli del quinquennio 2010-2015 (due vittorie Slam con Francesca Schiavone e Flavia Pennetta). In più, le gioie nei doppi: quella più grande alle Olimpiadi di Parigi, con l’oro vinto da Paolini e Sara Errani. 

Successi a cui l’Italia non era abituata. Sembrano scontati, ma per raggiungerli è servita una rivoluzione, iniziata vent’anni fa. «Sono stati scardinati molti punti fermi, un lavoro straordinario» dice Giorgio Di Palermo, dirigente della Federazione di Tennis e Padel (Fitp) da più di trent’anni. Che sottolinea: «Il movimento non va giudicato solo dai campioni, ma da quello che è stato fatto per rendere possibili questi risultati».

A partire dai campi per far crescere i giovani. Prima c’erano i centri federali nazionali in cui venivano accorpati i migliori talenti, seguiti da appositi maestri. Realtà situate nel Centro Italia, come Latina, Riano o Tirrenia. Fino a quindici anni fa: «La Federazione ha preso la decisione storica di non avere più un centro tecnico nazionale».

È nata una rete periferica, composta dai Centri provinciali di allenamento (Cpa). «Così siamo in grado di monitorare migliaia di ragazzi, grazie anche ai raduni. A 14 anni poi comincia il loro passaggio a livello regionale». L’obiettivo è far crescere a proprio agio allievi e allenatori, che «non si sentono più minacciati». Oggi i tecnici sono quasi 14.000, più di qualsiasi Paese. Un esempio vincente è la coppia formata da Simone Tartarini e Musetti, arrivato al sesto posto nel ranking mondiale. 

Ci sono state modifiche ancora più profonde. Perché prima della formazione dei giovani, c’è il loro reclutamento. Qui si colloca il canale SuperTennis, che «fa vedere ai bambini quanto è figo giocare a tennis». Oppure il progetto “Racchette in classe”, nato nel 2013. I circoli possono proporre dei cicli di lezioni alle scuole durante le ore di educazione fisica. «Ci siamo inseriti fra gli sport riservati alla cultura scolastica». 

I tesserati sono più di un milione. Nel 2001, quando si è insediato il presidente della Fitp Angelo Binaghi, erano 130.000. «Era stato preso per matto, mentre oggi si sta consolidando una macchina vincente. Che lo sarà a prescindere dai trofei, perché i campioni non possono esserci sempre».

Ma la Federazione vuole espandersi ancora. Oltre ad aver confermato le Atp Finals a Torino, ha aggiunto anche le finali della Coppa Davis a Bologna. Per un altro torneo in Italia, invece, si vedrà. Bisognerà attendere che un altro Paese decida di vendere. 

«Intanto, pensiamo ai doveri, cioè migliorare l’educazione sportiva in Italia. Perché i tennisti hanno un rapporto settimanale con la sconfitta. Dobbiamo far capire che conta solo come competi». Guardare Sinner dopo aver perso la finale del Roland Garros in cinque ore e mezza.