«Io e la mia famiglia abbiamo avvertito le prime lievi scosse a ora di cena, alle 3 ne abbiamo sentite altre e con mia figlia siamo scese al piano terra, mentre mio marito è rimasto in camera. Alle 4.37 c’è stata la scossa più forte». Laura Di Galli vive con la sua famiglia a Scarperia e San Piero. Era a casa quando, domenica notte, la terra ha cominciato a tremare.
«I libri sono cascati a terra e abbiamo sentito un boato. Siamo subito usciti in giardino. Dopo un po’ siamo rientrati, perché casa nostra, essendo una struttura nuova, è antisismica e per fortuna non ha subito danni. Alcuni dei miei vicini hanno scelto di dormire in auto. Altri sono andati al centro di ritrovo allestito in paese».
Avete avuto paura?
«Siamo spaventati tuttora. Il forte boato e il tremore che abbiamo sentito mi ha dato l’impressione di un bombardamento. Io non ho vissuto la guerra, ma stanotte mi è sembrato di viverla. Oggi evito di uscire, non vado neanche al supermercato e rimango a casa con mia figlia, che ha preferito non andare all’università, a Firenze».
I volontari delle Misericordie
Enrico Sardelli è il direttore del coordinamento fiorentino delle Misericordie, organizzazione che si occupa di volontariato e supporto sanitario nel territorio.
Come avete dato una mano nei luoghi colpiti dal sisma?
«Abbiamo inviato dei mezzi per valutare i danni e dare aiuto alle Misericordie attive sul posto. La popolazione è in strada, ha paura. Ci sono evacuati e disabili, alcuni immobili sono danneggiati. La palestra di Barberino del Mugello ci ha messo a disposizione i locali così da dare un ricovero a chi a casa non può tornare».
Il parroco di Barberino del Mugello
«Ero a letto quando è arrivata la scossa più forte. Ho preso quello che ho potuto e sono scappato in strada». Stefano Ulivi è il parroco della chiesa di San Silvestro a Barberino, uno dei comuni più colpiti dallo sciame sismico che ha coinvolto l’area del Mugello.
La sua chiesa è stata dichiarata inagibile, come vi organizzerete adesso?
«Per le funzioni ordinarie ci appoggeremo alle altre chiese del paese. Il porticato della nostra è pericolante e ci sono crepe evidenti sulla facciata. In vista del Natale, stiamo cercando di allestire un tendone in piazza grazie all’aiuto del Comune, delle Misericordie e della rete di volontari che si è subito attivata dopo il terremoto».
Come andrà avanti la sua parrocchia?
«Le associazioni della Misericordia mi hanno messo a disposizione una stanza da utilizzare di giorno per organizzare la vita parrocchiale. Anche la canonica è stata dichiarata inagibile. Finché non potrò tornarci, dormirò da mio fratello, che mi ha offerto ospitalità per la notte».
Per fortuna ci sono stati tanti danni ma nessuna vittima. Un miracolo, secondo lei?
«Se vuole può chiamarlo così, io non sono nessuno per indagare i progetti del Signore. Questa però è un’occasione per vivere il Natale rimettendo al centro il più importante dei valori: la vita. I beni si possono recuperare, le case ricostruire. La vita no. Per questo bisogna dargli valore».