“Spero di fare da apripista”, queste le prime parole di Marta Cartabia, appena eletta presidente della Corte Costituzionale all’unanimità (unica scheda bianca la sua), prima donna a ricoprire questo ruolo in Italia. La carica, però, non potrà durare più di nove mesi dato che a settembre 2020 la neo-eletta presidente cesserà di essere giudice della Consulta, incarico che non può superare i nove anni di mandato (Cartabia lo riveste da settembre 2011).
Classe 1963, Marta Cartabia si laurea in Giurisprudenza nel 1987 presso l’Università degli Studi di Milano, discutendo la tesi finale da allieva di Valerio Onida, ex presidente della Consulta. Dal 1999 al 2004 è professoressa associata e poi ordinaria di Diritto pubblico presso l’Università degli Studi di Verona, per poi assumere la cattedra di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra i più giovani giudici mai nominati nella Corte costituzionale, viene scelta nel 2011 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e riconfermata come vicepresidente per tre volte, nel 2014, nel 2016 e nel 2018.
Militante universitaria del movimento Comunione e Liberazione, di orientamento cattolico, Marta Cartabia ha dedicato ampio spazio dei suoi studi accademici alla libertà religiosa e alla laicità positiva delle istituzioni. La scorsa estate, nel pieno della crisi di governo, il suo nome già circolava tra i palazzi delle istituzioni di Roma come probabile primo ministro di un governo di transizione, nel caso in cui i partiti politici non fossero riusciti a formare una coalizione di maggioranza.