Dario Venegoni ha le idee chiare: l’iniziativa contribuisce a combattere l’ignoranza sul tema.
Quanto è importante oggi un Museo della Resistenza e che ruolo può avere per le generazioni future?
«È importante più che mai. Straordinario che settantacinque anni dopo la fine della Grande Guerra non sia ancora stato realizzato. Un museo è necessario per combattere la disinformazione e l’ignoranza che vediamo ogni giorno attorno a questo tema.
Per i giovani è fondamentale conoscere, innanzitutto, che cosa è stato davvero il fascismo nel nostro paese e poi la Resistenza, che nasce come reazione ad una dittatura durata vent’anni. Basta andare allo stadio e ascoltare le cose che si gridano nell’indifferenza generale per capire che è urgente conoscere il passato. È preoccupante l’ultimo rapporto Censis, secondo cui un italiano su due vorrebbe “un uomo forte” al potere che non debba occuparsi di parlamento ed elezioni. E, come ha detto Liliana Segre, significa che non hanno mai conosciuto un dittatore».
Oggi i valori della Resistenza sono in pericolo?
«Sì, sono messi in discussione. La Resistenza nacque dall’unione di gruppi religiosi e politici diversi: destra, sinistra, monarchici, socialisti, comunisti, cristiani, ebrei; tutti accomunati dall’antifascismo. Questi misero da parte le loro diversità per un unico fine. La grande forza di quella lotta è stata mettere da parte le differenze, per difendere la libertà e la democrazia».
Diverso il parere di Luigi Amicone, Consigliere Comunale di Forza Italia a Milano, secondo il quale il progetto museale corre il rischio di scadere ne «l’ennesimo monumento alla Resistenza antifascista comunista».
Cosa ne pensa dell’apertura del Museo nazionale della Resistenza a Milano?
«Sarebbe finalmente una buona occasione per raccontare una storia della Resistenza obiettiva che non sia solo quella di una parte, com’è per molti aspetti ancora oggi. Non si tratta di revisionismo ma di raccontare la verità sulla Resistenza, la cui storia non riguarda soltanto il Partito Comunista italiano ma il nostro intero popolo. Se finalmente il Museo della Resistenza sarà anche questo e non soltanto la nuova sede dell’Anpi, allora ci piace».
Ha ancora senso parlare di Resistenza al giorno d’oggi?
«Ha senso se non si ripropone il Museo come il solito luogo ideologico partitocratico, perché questo è il rischio. L’antifascismo è pura ideologia oggi, non c’è più nulla di vero dentro l’antifascismo. Se diventa un’occasione per cercare la verità, sì. Se diventa l’ennesimo monumento alla Resistenza antifascista comunista, no. Questo lo scopriremo nel corso del tempo».