«Le Sardine non sono mai esistite. Esistono corpi che occupano spazio e occupando spazio lanciano messaggi» scandisce dal palco il fondatore del movimento Mattia Santori. Ed eccoli quei corpi, migliaia di sorrisi, volti e storie differenti. Tante le sardine brizzolate, moltissimi i giovani e i cartelloni ben stretti nelle mani. Le uniche bandiere che accompagnano la manifestazione sono quelle dell’Unione Europea. Non c’è posto per la retorica divisiva dei partiti. Suonano i tamburi e la gente canta “Bella ciao”, la piazza brulica di vita.
Tanti volti di provenienze ed età diverse si sono uniti in piazza a San Giovanni per un’unica lotta comune. I giovani hanno esposto la loro rabbia con cartelloni e scritte sul volto. «Ci sono tanti giovani attivi ed informati sul panorama politico, ma tanti altri che invece si preoccupano di futilità», ci dice Gloria, studentessa di 15 anni. Un gruppo di ragazze ha manifestato con un cartellone con scritto “Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà” per sottolineare come fino ad oggi ci sia stata poca partecipazione dal basso, mentre bisogna rinnovare questo spirito di aggregazione e lotta comune. Una coppia ha esposto i propri dubbi in merito al movimento delle sardine, menzionando la scritta su un cartellone: “Nel mare aperto senza bussola ci si perde perché le sardine sono forti, ma se arriva una balena divora tutto”.
Arrivano trafelati intorno alle 14 anche Gianfranco e Loretta, nonni pensionati, entrambi 78 anni. «Oggi ci sono tanti vecchi che si aggregano per disperazione, che però vedono nella gioventù un desiderio di riscatto e di rinnovamento». Ma perché – chiediamo – parla di disperazione? «Il clima politico generale non è brillante, e vediamo nelle Sardine una speranza di cambiamento e partecipazione». E ancora, Pietro e Annamaria, sguardi vispi e eccitati, due sardine di cartone appese al collo con l’hashtag #sardinonni: «Finalmente abbiamo deciso di tornare nelle piazze. Non ci piace tutta questa maleducazione in politica, non ci piacciono Matteo Salvini, Giorgia Meloni e neppure i 5 Stelle. Questo movimento però non deve diventare un partito».
Protagoniste della piazza di Roma sono state anche le famiglie, accorse in gran numero rispetto alle sardine degli altri capoluoghi. Bambini tra le braccia dei genitori, sulle spalle dei manifestanti, nei passeggini e in un caso anche in fasce (la più piccola sardina romana ha solamente 3 mesi). Compaiono anche i genitori dell’Associazione Famiglie Arcobaleno: «Per la cultura di maggioranza di questo paese noi non esistiamo, ma siamo in piazza a rivendicare la nostra genitorialità», ci dicono. Scorgiamo anche un papà bengalese, 36 anni, cameriere, a San Giovanni con i due figli nati e cresciuti a Roma ma fieri delle origini del Bangladesh. Agitano cartelli con scritto #DHAKAnonsilega, attirando l’attenzione e gli applausi delle altre sardine.
«Federazione Europea Subito!», grida a gran voce un gruppo di giovani universitari e insegnanti pensionati. Sono i membri del Movimento Federalista Europeo, i pasdaran dell’europeismo più oltranzista. Le loro sardine di cartone ben agitate al vento sono colorate di azzurro con le 12 stelle della bandiera dell’Unione Europea, impossibile non notarli.
Una piazza che farebbe invidia al Carnevale. Musica, maschere, colori. Affezionato alle sue squame, Marino Aranci, “romano de Roma”, si è ispirato alle sardine perché contengono molto fosforo: «Voi giovani ne avete bisogno, per usare bene il cervello». Maratoneta della sabbia, unico italiano ad aver concluso a piedi la Parigi-Dakar, più preoccupato dell’aridità della politica che delle ossa spolpate dalle iene e distrutte dal Ghibli. «Abbiamo bisogno di aiutare gli ultimi, di dare il dattero più grande allo straniero».
Un cartellone piantato nel terreno: “S(c)ardiniamo le coscienze, per te Liliana”. Questo il messaggio di Alice e Guido, coppia di trentenni arrivati questa mattina dal cuore dell’Italia. «Siamo già stati sardine a Perugia. Abbiamo fatto un’alzataccia, con lo zaino in spalla, una tenda e tanta speranza. Questa è una missione, non potevamo mancare».
“Bella ciao” ha un suono intenso per Franco, uno dei protagonisti meno giovani della piazza. «La canto a squarciagola perché significa amare la Costituzione italiana che hanno scritto i nostri padri. Ho conosciuto personalmente Vittorio Fòa, che ha sacrificato la sua vita per fare il sindacalista, ha rinunciato a fare il ministro per stare dalla parte dei lavoratori».
Mentre andiamo via riusciamo a intercettare anche Matteo,19enne, da cui otteniamo risposte non banali. «L’anagrafe non è un limite. Sono in piazza perché ho il dovere di farmi delle domande, di informarmi e mettermi in discussione. Non si può vivere in una bolla».