Giungendo dalle Terme di Caracalla attraverso i pini marittimi di via Cristoforo Colombo, davanti al nostro sguardo si apre il porticato monumentale che circonda l’obelisco di piazza Guglielmo Marconi, con il bagliore della cupola del Palazzo dello Sport a troneggiare sulle cascate del laghetto a forma di fascio littorio al centro del quartiere.
Lontano dal caos del centro cittadino e immerso nel verde, l’EUR è uno dei punti più affascinanti di Roma. Pensato per l’Esposizione Universale del 1942 (da cui prende il nome), a pianta pentagonale, ricco di edifici iconici e avveniristici, il quartiere è stato concluso a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta e ha subito nel corso del tempo una serie di trasformazioni importanti, sia dal punto di vista architettonico – si pensi alla discussa “Nuvola” di Fuksas – sia dal punto di vista amministrativo: dalla gestione privata da parte del fu Ente EUR si è infatti passati, all’alba del nuovo millennio, alla gestione comunale. Come è cambiata la vita nel quartiere? Quali sono state le conseguenze di questa transizione? Quale futuro per questa suggestiva zona della Capitale? Per cercare di rispondere a questi interrogativi, Reporter Nuovo ha intervistato il Dottor Paolo Lampariello, presidente dell’associazione Ripartiamo dall’EUR.
Da quanto tempo vive all’EUR?
«Sono un commercialista e dal 1998 ho lo studio all’Eur. Mio nonno è venuto qui nel 1958, io sono nato nel 1969 e ho sempre vissuto e lavorato nel “pentagono”».
Perché le due fontane di Piazzale delle Nazioni Unite sono spente?
«È una domanda che dovrebbe porre a EUR S.p.A., la proprietà della fontana è loro. C’è al momento un problema relativo alla soprintendenza dei Beni Culturali perché dovrebbero essere restaurate: Formula E [campionato elettrico affine alla Formula 1, N.d.R.] ha palesato un interesse in questo senso, ma c’è anche un problema relativo ai costi. In più, gli uffici ai lati della piazza si erano lamentati del rumore proveniente dalle fontane. Mi auguro però che queste in futuro possano essere risanate assieme agli altri monumenti dell’EUR, è un obiettivo della mia associazione».
Cos’è Ripartiamo dall’EUR e da dove nasce?
«Prende le mosse dall’esigenza dei cittadini di combattere la prostituzione. Nei 15 anni precedenti alla sua fondazione [2011, N.d.R.] si erano palesate delle prostitute al centro del pentagono dell’EUR: ben diciotto strade erano interessate da questo fenomeno, causando difficoltà per i residenti; con il passare del tempo abbiamo capito che potevamo fare anche qualcosa di più. La nostra ambizione è quella di sostituirci all’ex Ente EUR, che prendeva i contributi dai residenti svolgendo in cambio di queste attività all’interno del quartiere come sorveglianza, pulizia e gestione del pentagono. Dal 2000, anno in cui l’Ente EUR si è trasformato in EUR S.p.A., la mission dell’azienda è cambiata e ha molti meno interessi nell’eseguire delle protezioni nel quartiere rispetto a prima».
Quali sono i problemi principali del quartiere?
«L’EUR è un luogo di rilancio per il business: mentre una volta era molto più residenziale, ora è più un polo economico, e infatti diversi residenti stanno andando via. Un’altra nostra missione, non a caso, è cercare di riequilibrare le due posizioni: vanno bene gli uffici e le sedi legali delle grandi aziende, ma anche tutelare gli abitanti è importante. Sarebbe opportuno utilizzare gli uffici e gli appartamenti per le loro originarie destinazioni d’uso, mentre oggi abbiamo molti palazzi residenziali pieni di studi che lentamente iniziano a salire di piano arrampicandosi a scapito dei residenti. La situazione è diventata caotica, le persone non riescono nemmeno a trovare parcheggi per le auto, oltre ai problemi relativi alla prostituzione già menzionati. Tutti questi fenomeni negativi sulla zona portano la gente a cercare una casa tranquilla altrove a Roma».
Ci sono state delle carenze da parte delle amministrazioni municipali?
«Se parliamo di politica, c’è carenza ovunque da quarant’anni a questa parte. Devo dire che negli ultimi anni è partito un processo di riqualificazione del quartiere; in particolare, il recente arrivo della Formula E – che noi residenti abbiamo accolto bene, nell’ottica del do ut des – ha anche fatto sì che alcune opere di manutenzione venissero attuate, come la potatura di alcuni alberi; il Comune, d’altra parte, ci ha messo del suo. Come associazione abbiamo richiesto cinque condizioni per l’arrivo della Formula E: il rifacimento dei marciapiedi in tutto il pentagono, lo stop della movida, un’ordinanza antiprostituzione del Sindaco, la potatura degli alberi e la nostra presenza al tavolo con Formula E e Comune per le decisioni importanti. Molti marciapiedi sono stati sistemati, altri se ne faranno a spese del Comune, le potature sono state eseguite ma ogni inverno cadono diversi alberi e molte situazioni pericolose permangono; riguardo lo stop alla movida, uno dei più grossi organizzatori di feste, il Gay Village, è andato via, quindi al momento i problemi relativi a queste manifestazioni e a quelle sportive sono andati scemando. Man mano i punti sul tavolo stanno venendo ascoltati, e abbiamo anche cercato di creare un contatto diretto con Formula E al di fuori del Comune, che in realtà avrebbe voluto tenerci fuori da questo rapporto: bisognerebbe chiedere loro perché lo hanno fatto».