Si apre oggi la cinquantesima edizione del World Economic Forum di Davos, l’appuntamento che quest’anno conta 3.000 partecipanti da 117 Paesi di cui 53 capi di Stato e di governo, oltre a economisti, business men e giornalisti. Sotto i riflettori stavolta c’è la sostenibilità ambientale e la transizione verso un capitalismo green, da cui l’idea di invitare giovani in rappresentanza della società civile impegnati nella salvaguardia dell’ambiente.
Prima fra tutti, Greta Thunberg, 17enne svedese nonché persona del 2019 secondo la rivista americana TIME, arrivata alla notorietà internazionale l’anno scorso grazie ai suoi scioperi per il clima di fronte al Parlamento del suo Paese. Da allora il suo esempio è stato fonte di emulazione in tutto il mondo dando vita ai Fridays for future, le proteste degli studenti volte a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al cambiamento climatico. Dopo il Palazzo di vetro dell’ONU, a New York, Greta è approdata al più importante assembramento di plutocrati del mondo.
A farle da spalla, un gruppo di 9 teenagers che, grazie alle loro battaglie in favore di una maggiore sostenibilità ambientale, si sono valsi l’appellativo di change makers.
Ha inaugurato il forum questa mattina il panel chiamato Forging a Sustainable Path towards a Common Future, moderato da Edward Felsenthal, amministratore delegato del TIME, a cui hanno preso parte la Thunberg e altri tre giovani attivisti: Salvador Gómez-Colón, Natasha Mwansa e Autumn Peltier.
Diciassettenne originario di Puerto Rico, Salvador Gómez-Colón si è distinto per aver raccolto fondi e sensibilizzato l’opinione pubblica dopo che l’uragano Maria aveva devastato la sua città natale nel 2017.
Natasha, diciottenne originaria della Zambia, si è battuta per i diritti delle donne e contro il fenomeno delle spose-bambine. Infine, Autumn Peltier, quindicenne canadese, che dall’età di otto anni combatte per il diritto delle popolazioni indigene del suo Paese all’acqua potabile.
L’ingresso al Forum di Davos delle nuove generazioni è sintomo evidente dell’evoluzione in corso: non più solo politici, economisti e stakeholder ma anche chi – del cambiamento climatico – potrebbe subire in futuro le conseguenze più disastrose. Accanto agli aspetti “politici” del tema della tutela ambientale, in Svizzera si è scelto di prestare ascolto ai punti di vista dei beneficiari diretti di quelle politiche di cui abitualmente i decision makers parlano. I ragazzi invitati al Forum rivendicano un ruolo all’interno della battaglia contro il cambiamento climatico, non perché rappresentino il futuro, come dice Salvador, “ma perché c’è bisogno di agire ora e adesso”. La loro presenza a Davos ha proprio quest’obiettivo: trovare una voce e una responsabilità all’interno di questa crisi di cui i potenti della Terra stentano persino a riconoscere l’esistenza.
La stessa Thunberg, durante il panel di stamattina, sottolinea come, sebbene molto sia già stato fatto in materia di emissioni di gas serra, “siamo solo all’inizio”.