Il 2019 è stato un anno di proteste sia in Francia che in Italia, da voi con i gilet gialli e da noi con le Sardine. Quali sono le somiglianze e quali le differenze tra i due movimenti?
«Sono due formazioni molto diverse: le Sardine si battono contro la violenza di Salvini, mentre i gilet gialli nascono da un problema di povertà, dalle proteste di chi si sente abbandonato. Di fatto i gilet gialli sono più vicini a Salvini che alle Sardine. Sono un movimento di periferia, così come è soprattutto delle periferie il voto per la Lega. Ed è stato così anche in Emilia-Romagna e in Calabria».
Cosa si dice in Francia delle Sardine, che copertura mediatica hanno avuto finora?
«Vengono viste con curiosità proprio perché sono un movimento di protesta contro Salvini. Molti francesi si sono interessati perché guardano con preoccupazione ai toni e alle proposte del vostro ex ministro».
In Francia la figura più vicina a Salvini è quella di Marine Le Pen. Cosa li accomuna e cosa no? Come sono i rapporti tra i due dopo le Europee di maggio?
«Salvini e Le Pen non si sentono molto spesso: si sono visti per qualche comizio in campagna elettorale ma non c’è una strategia condivisa tra le rispettive forze. Mi risulta che a Salvini sia stato consigliato di non mostrarsi troppo vicino a lei. Del resto l’alleanza tra Lega e Front National non ha funzionato granché. E poi Marine Le Pen è al massimo dei consensi, mentre Salvini ha ancora margini di crescita: se la sua candidata avesse vinto in Emilia-Romagna il leader della Lega avrebbe potuto ambire al governo nazionale».