Cantanti, discografici, manager, giornalisti, fan curiosi e addetti ai lavori entrano ed escono con il pass al collo. Ogni giornale o radio ha la sua postazione, tutte messe in disordine da cavi e computer. Qualcuno si sposta per girare una diretta con un collega appena incontrato, altri fissi sulla propria sedia mandano veloci un articolo al proprio capo. All’arrivo di Elettra Lamborghini tutti però si alzano per il cosiddetto “Photo call”, foto della cantante bolognese in posa davanti a un telo blu targato “Tim”. Gridano e spingono per ottenere la sua attenzione e un saluto alla squadra di pallavolo del proprio paese. «Prendete posto e non buttatevi su di lei, più tempo fate perdere e meno ne avrete per intervistarla», la responsabile ammonisce i giornalisti che si accalcano su Elettra che ha appena preso posto su un piccolo palco. «Come mai hai deciso di partecipare al Festival?», iniziano le domande che si alternano da una parte all’altra della stanza. «Sono a Sanremo per dimostrare che Elettra Lamborghini non è un’etichetta fatta di tatuaggi o altro, voglio far capire che so cantare davvero. Questo è solo l’inizio, ho deciso di concentrarmi pienamente sulla mia musica».
Tra gli inquilini della sala stampa Lucio Dalla le opinioni sulla cantante sono contrastanti. «Vedi lì, in fondo, c’è una scolaresca che è qui per Elettra Lamborghini. Bisogna educare i giovani a nutrire il cervello. Ad imparare che non ci si diverte solo guardando, ma anche e soprattutto ascoltando», dicono tra di loro due colleghi. La scolaresca “lì in fondo” è in realtà il liceo di scienze umane “Amoretti” di Sanremo che tiene un corso di giornalismo per i suoi studenti e per l’occasione li ha portati a vivere una conferenza stampa. «Io in realtà non la ascolto, non è il mio genere musicale», dice una ragazzina sui 15 anni. Il vero idolo di questi liceali è Leo Gassman, in semifinale nelle nuove proposte e prossimo in scaletta, a cui una ragazza pone una timida domanda supportata dall’applauso dei suoi futuri colleghi. La sua emozione colpisce tutti e il cantante romano le fa un autografo e la saluta con un abbraccio.
Sui monitor scorre il programma giornaliero delle conferenze e poco dopo nella sala si sente solo un bisbiglio «Quindi chi c’è alle 16? E alle 18? Alla fine il caffè l’hai preso?». La responsabile richiama l’attenzione, spiega che verranno sorteggiati 8 numeri, i fortunati vinceranno il biglietto per la puntata all’Ariston di quella sera. Il numero corrisponde alla posizione del giornale o della radio nella mappa della stanza. È l’unico momento della giornata in cui la sala stampa si ferma. Tutti smettono di scrivere e registrare e con gli occhi fissi alla mano della responsabile sperano nell’estrazione del proprio numero. Finito il sorteggio i giornalisti tornano alle proprie mansioni, a parte gli 8 estratti che chiamano i propri capi per dare la bella notizia.
Tecla, in semifinale come Gassman, è coetanea dei ragazzi del liceo in fondo alla stanza, ma la sala stampa la vive dall’altro lato. I giornalisti con tono materno le chiedono come va a scuola ora che è a Sanremo. «In realtà questa settimana ho preso un 9, non lo prendevo da molto». Vicini di banco e dirimpettai sono tutti d’accordo, la ragazza romana è dolcissima e decisa: «Sto vivendo Sanremo come un sogno, ma so che non basta. Bisogna impegnarsi e fare sacrifici, che poi per una cosa che ami sacrifici non lo sono mai». L’arrivo di Paolo Jannacci, cantante e musicista Jazz, in sala stampa suscita tra i giornalisti grande fermento. «Sei grande Paolo!», grida qualcuno. «Posso fare sempre qui le conferenze?» risponde Jannacci ridendo. Il cantante sempre pronto ad una battuta o una risata, ricorda con i giornalisti l’importanza che ha avuto suo padre, il cantautore e compositore Enzo Jannacci, nella sua vita e carriera: «Mi ha insegnato ad entrare in armonia con la gente, è questa la cosa più importante che mi ha lasciato».
Quando inizia la puntata del Festival su Rai 1 sono tutti ancora al proprio posto. Il telo bianco scende ed inizia la proiezione. «Bravo!», gioisce qualcuno mentre Amadeus mostra fiero la maglia dell’Inter a Georgina Rodrigurez, co-conduttrice della serata. Altri invece esultano con il braccio quando la telecamera inquadra Cristiano Ronaldo, il calciatore della Juventus, lì per vedere la conduzione della moglie Georgina. Applausi per “Una, nessuna e centomila”, il concerto contro la violenza sulle donne di Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Elisa, Giorgia, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia e Laura Pausini. «Cosa mi sono persa? Che voti hai dato?», chiede una giornalista in ritardo alla serata. In molti si scambiano giudizi e voti sull’esibizioni dei cantanti. «Oggi ha più voce, non credi?», dice una ragazza girandosi verso il collega alle sue spalle. Standing ovation, con tanto di urla, per il duetto di Raphael Gualazzi con Simona Molinari, cantante abruzzese Jazz. Mentre Levante, Maria Antonietta e Francesca Michelin si esibiscono con “Si può fare di più” qualcuno canta e alza le mani al cielo.
Non tutti sono contenti dell’aria che tira in casa. «Cos’è questo mortorio? Ieri tutti ballavano e cantavano, abbiamo persino fatto il trenino mentre cantavano i “Ricchi e Poveri». Insomma c’è chi è poco soddisfatto dell’energia mostrata durante la terza puntata, ma è vero che una giornata in sala stampa ti consuma le energie e ti fa vivere tante emozioni. Al contrario di quanti molti credono la diretta della puntata è l’unico momento per i giornalisti di respirare.