Quali sono i suoi pronostici per questi Oscar?
Quest’anno c’è un tema diverso, che prescinde la qualità dei film, ovvero la battaglia che si sta svolgendo tra la Netflix e gli studios. Da un lato c’è The Irishman e Storia di un matrimonio, dall’altro i film di Hollywood. I più quotati sono: 1917, C’era una volta a Hollywood e Joker. Poi ci sono altri film più piccoli come Jojo Rabbit. Prevarrà la Netflix o gli studios? Tutto lascia pensare che vinceranno gli studios, perché ai Golden Globes è andata così. Inoltre a capo degli studios c’è Steven Spielberg, che produce non a caso 1917. Secondo questo ragionamento si va contro la qualità, per vedere invece quello che sta succedendo politicamente. Io credo che, tra i probabili vincitori, ci siano o 1917 o C’era una volta a Hollywood. Se mi chiedi per qualità non ho dubbi sul secondo, se mi dici come possibilità, il primo. Detto questo siccome gli studios tra di loro si fanno la lotta potrebbe uscire a sorpresa Parasite, che piace sempre di più. Poi c’è la regia. Io voterei Martin Scorsese, però anche qui è probabile che questo virtuosismo del piano sequenza di Sam Mendes- che poi è un finto piano sequenza – venga premiato. Per quanto riguarda gli attori, il favorito è sicuramente Joaquin Phoenix. Tra le attrici la favorita è Renée Zellweger. Il miglior attore non protagonista potrebbe essere Brad Pitt, dato alla pari con Joe Pesci. Come migliore attrice non protagonista è molto quotata Laura Dern, mentre come miglior film straniero credo sia il turno di Parasite. L’unico premio che meriterebbe 1917, invece, è la migliore fotografia.
Secondo lei quanto conta il politically correct in un film?
Quest’anno c’è un film non molto politically correct, ovvero Jojo Rabbit, ma non credo andrà molto lontano. Il politically correct domina: lo scorso anno ha vinto Green Book, film delizioso. Negli ultimi anni è sempre più forte il film con un messaggio nobile piuttosto che oggettivamente bello.
Che impatto hanno avuto le piattafome di streaming sul cinema?
Un impatto sicuramente travolgente. Gli studios combattono una battaglia di retroguardia, ma siccome a capo c’è un genio del cinema come Spielberg, si sa che è una battaglia persa. Perchè la combatte? Perché vuole negoziare al meglio e tentare di avere il massimo.