La tappa di Coppa del Mondo del Cairo dello scorso week-end ha definito il quadro delle nazioni qualificate per la prova a squadre del fioretto maschile alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020. L’Italia, ammessa fra le prime quattro, da regolamento avrà la possibilità di schierare nella gara individuale tre atleti e una riserva. Le prossime competizioni stabiliranno dunque il ranking degli schermidori all’interno di ogni team. Saranno Giorgio Avola, Andrea Cassarà, Alessio Foconie Daniele Garozzo a giocarsi le tre titolarità.
Il siciliano Giorgio Avola, ospite alla conferenza stampa di presentazione della nuova partnership tra l’azienda aerospaziale italiana Avio ed il Team di rugby della Luiss, sta rincorrendo l’obiettivo a cinque cerchi con determinazione e passione.
Nel palmarès del fiorettista trentenne, originario di Modica, spiccano l’oro a squadre all’Olimpiade di Londra 2012, un titolo europeo e un bronzo mondiale individuali nel 2011. All’Olimpiade di Rio, nel 2016, il sogno della medaglia si interruppe ad una stoccata dalla semifinale, per mano dell’ex numero 1 al mondo, lo statunitense Alexander Massialas. Ora ha intenzione di prendersi la rivincita.
Giorgio, come procede l’avvicinamento ai Giochi?
«A Tokyo manca ancora molto. Questo è un periodo di lavoro intenso e delicato. Rimangono tre gare di Coppa del Mondo oltre ai Campionati europei per stabilire il ranking individuale. Le prospettive nella prova a squadre sono sempre grandi, perché siamo un team solido, con quattro individualità molto forti. L’obiettivo è ritrovare l’alchimia e la magia che a Londra ci regalarono il gradino più alto del podio».
Che rapporto hai con la Sicilia?
«Sono molto legato alle mie origini. Porto con me il valore del sacrificio in tutto quello che faccio. Noi siciliani siamo resilienti, testardi, non molliamo mai. Questo spirito mi ha aiutato nello sport, ma anche negli studi universitari qui alla Luiss. È questo il regalo più grande ricevuto dalla mia terra».
A quale sportivo ti sei ispirato durante la tua carriera?
«Andrea Baldini. Un compagno, ma soprattutto un amico, con cui ho avuto la fortuna e l’onore di condividere l’Olimpiade. Negli anni ci siamo sfidati e battuti a vicenda. Ma, soprattutto, abbiamo gioito insieme per quell’oro meraviglioso a Londra».