Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena
Una donna si trova in aeroporto, sta tornando a casa da Hong Kong. Ha la tosse. Immerge la mano in una ciotola di noccioline posta sul bancone di un bar. È l’inizio della pandemia.
Non è la realtà, ma una pellicola del 2011 diretta da Steven Soderbergh. Il film si chiama “Contagion”, e parla di un virus, il MEV-1, che ricorda molto COVID-19. Entrambi vengono dall’estremo oriente; il MEV-1 nasce da un incrocio di virus tra pipistrello e maiale, e si è ipotizzato che il pipistrello sia l’animale da cui è partito anche il Coronavirus; i due virus si trasmettono in modo simile, e si manifestano entrambi con una forte tosse. Ciò che li differenzia è che il male del film è decisamente più mortale di quello che ci sta costringendo a casa da ormai una settimana.
Quando il film uscì nelle sale, non ebbe il grande successo che si sperava. Costò 60 milioni di dollari e riuscì ad incassarne appena 136, una cifra che non può soddisfare del tutto un Blockbuster di questo genere. Oggi però la pellicola sta vivendo una rinascita: in moltissimi lo stanno ordinando sulle piattaforme di shopping ed è tra i film più visti sui canali d’intrattenimento on-line.
In Italia la pellicola incassò a suo tempo 1,5 milioni di euro, molti quindi lo avranno già visto nove anni fa. Ma rivederlo oggi è tutta un’altra esperienza. Se nel 2011 il film ci trasmise angoscia, facendoci sperare di non vivere mai una tale calamità, oggi invece guardandolo riconosceremmo come familiari diverse situazioni: le corse ai supermercati, le mascherine sul volto, la paura del contatto fisico e la soffocante quarantena.
‹ Quest’anno il mondo verrà contagiato ›
Frase promozionale del film
ALLERTA SPOILER
Il MeV-1 è un virus che causa gravi problemi alle vie respiratorie ed al sistema nervoso e che provoca la morte in pochi giorni al 35% dei pazienti infettati. Per fare un paragone, il Covid19 ha un tasso di letalità del 3.4%. Il virus si diffonde in fretta in tutti i continenti sconvolgendo la vita dei cittadini del globo.
Seguiamo l’effetto del contagio sulla società attraverso le diverse esperienze vissute dai protagonisti, interpretati da un cast stellare: Matt Damon è un uomo straziato dal lutto, con una figlia da proteggere. Kate Winslet è la dottoressa che muore nel tentativo di salvare gli altri. Jude Law è il blogger che utilizza la propria visibilità per diffondere notizie false. Marion Cotillard è una ricercatrice che, arrivata ad Hong Kong per indagare sulle origini del virus, entra in contatto con le comunità più povere e dimenticate della Cina.
Il film racconta
i personaggi e mostra i loro comportamenti astenendosi dal dare giudizi,
lasciando allo spettatore questo compito. Soderbergh attraverso una regia
asettica, e una fotografia fredda, non aggiunge nulla alla storia raccontata. Attraverso
questa tecnica intelligente lo spettatore assiste ai fatti, senza alcun filtro.
L’assenza di interventi da parte del regista conferisce alla storia maggiore realismo.
La pellicola si distingue da altre dello stesso genere, grazie anche all’accuratezza
data alle informazioni scientifiche. Il film spiega per esempio cos’è la sigla
R – 0 usata dai medici: “la [R] sta per reproductive rate, capacità di
riproduzione di un virus. Il numero che segue indica quante persone possono
essere contagiate da un singolo individuo” illustra la dottoressa Erin Mears interpretata
da Kate Winslet.
Nonostante l’umanità riesce a sopravvivere, trovando una cura, il finale del
film lascia lo stesso l’amaro in bocca. Nei secondi che precedono i titoli di
coda scopriamo come è nato il virus. Alcuni bulldozer distruggono la foresta da
cui fugge un pipistrello. L’animale entra in contatto con un maiale che a sua
volta viene cucinato da un cuoco di Hong Kong. Il cuoco esce dalla cucina e stringe
la mano al personaggio di Gwinet Paltrow, il paziente zero, dipendente
dell’azienda proprietaria dei bulldozer. Giorno uno del contagio.
«Sai da dove viene la stretta di mano ? Nei tempi antichi era un modo per dimostrare a uno sconosciuto che non portavi armi. Sì, offrivi la mano aperta per dimostrare che non avevi brutte intenzioni. Chissà se i virus lo sanno?»