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Esclusiva

Marzo 17 2020
Il film che ha profetizzato il Coronavirus

Contagion, del 2011, diretto da Steven Soderbergh, narra di un virus che oggi non ci sembrerà tanto nuovo

Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena 


Una donna si trova in aeroporto, sta tornando a casa da Hong Kong. Ha la tosse. Immerge la mano in una ciotola di noccioline posta sul bancone di un bar. È l’inizio della pandemia.
Non è la realtà, ma una pellicola del 2011 diretta da Steven Soderbergh. Il film si chiama “Contagion”, e parla di un virus, il MEV-1, che ricorda molto COVID-19. Entrambi vengono dall’estremo oriente; il MEV-1 nasce da un incrocio di virus tra pipistrello e maiale, e si è ipotizzato che il pipistrello sia l’animale da cui è partito anche il Coronavirus; i due virus si trasmettono in modo simile, e si manifestano entrambi con una forte tosse. Ciò che li differenzia è che il male del film è decisamente più mortale di quello che ci sta costringendo a casa da ormai una settimana.

Quando il film uscì nelle sale, non ebbe il grande successo che si sperava. Costò 60 milioni di dollari e riuscì ad incassarne appena 136, una cifra che non può soddisfare del tutto un Blockbuster di questo genere. Oggi però la pellicola sta vivendo una rinascita: in moltissimi lo stanno ordinando sulle piattaforme di shopping ed è tra i film più visti sui canali d’intrattenimento on-line.

Il film che ha profetizzato il Coronavirus
Trend ricerche su google del film (Google Trends)

In Italia la pellicola incassò a suo tempo 1,5 milioni di euro, molti quindi lo avranno già visto nove anni fa. Ma rivederlo oggi è tutta un’altra esperienza. Se nel 2011 il film ci trasmise angoscia, facendoci sperare di non vivere mai una tale calamità, oggi invece guardandolo riconosceremmo come familiari diverse situazioni: le corse ai supermercati, le mascherine sul volto, la paura del contatto fisico e la soffocante quarantena.   

Quest’anno il mondo verrà contagiato

Frase promozionale del film

ALLERTA SPOILER

Il MeV-1 è un virus che causa gravi problemi alle vie respiratorie ed al sistema nervoso e che provoca la morte in pochi giorni al 35% dei pazienti infettati. Per fare un paragone, il Covid19 ha un tasso di letalità del 3.4%. Il virus si diffonde in fretta in tutti i continenti sconvolgendo la vita dei cittadini del globo.

Il film che ha profetizzato il Coronavirus

Seguiamo l’effetto del contagio sulla società attraverso le diverse esperienze vissute dai protagonisti, interpretati da un cast stellare: Matt Damon è un uomo straziato dal lutto, con una figlia da proteggere. Kate Winslet è la dottoressa che muore nel tentativo di salvare gli altri. Jude Law è il blogger che utilizza la propria visibilità per diffondere notizie false. Marion Cotillard è una ricercatrice che, arrivata ad Hong Kong per indagare sulle origini del virus, entra in contatto con le comunità più povere e dimenticate della Cina.

Il film che ha profetizzato il Coronavirus

Il film racconta i personaggi e mostra i loro comportamenti astenendosi dal dare giudizi, lasciando allo spettatore questo compito. Soderbergh attraverso una regia asettica, e una fotografia fredda, non aggiunge nulla alla storia raccontata. Attraverso questa tecnica intelligente lo spettatore assiste ai fatti, senza alcun filtro. L’assenza di interventi da parte del regista conferisce alla storia maggiore realismo.
La pellicola si distingue da altre dello stesso genere, grazie anche all’accuratezza data alle informazioni scientifiche. Il film spiega per esempio cos’è la sigla R – 0 usata dai medici: “la [R] sta per reproductive rate, capacità di riproduzione di un virus. Il numero che segue indica quante persone possono essere contagiate da un singolo individuo” illustra la dottoressa Erin Mears interpretata da Kate Winslet.
Nonostante l’umanità riesce a sopravvivere, trovando una cura, il finale del film lascia lo stesso l’amaro in bocca. Nei secondi che precedono i titoli di coda scopriamo come è nato il virus. Alcuni bulldozer distruggono la foresta da cui fugge un pipistrello. L’animale entra in contatto con un maiale che a sua volta viene cucinato da un cuoco di Hong Kong. Il cuoco esce dalla cucina e stringe la mano al personaggio di Gwinet Paltrow, il paziente zero, dipendente dell’azienda proprietaria dei bulldozer. Giorno uno del contagio.

«Sai da dove viene la stretta di mano ? Nei tempi antichi era un modo per dimostrare a uno sconosciuto che non portavi armi. Sì, offrivi la mano aperta per dimostrare che non avevi brutte intenzioni. Chissà se i virus lo sanno