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Esclusiva

Marzo 19 2020
Addio a Eduard Limonov, il dissidente russo protagonista della biografia di Carrère

È morto il 17 marzo in Russia Eduard Limonov, scrittore, attivista e leader politico. Dissidente in epoca sovietica, aveva fondato il partito Nazional-bolscevico

Discusso, provocatorio, controverso. Si è spento all’età di 77 anni Eduard Limonov, il dissidente russo, scrittore e politico diventato noto al pubblico occidentale soprattutto grazie al romanzo omonimo dello scrittore francese Emmanuel Carrère, pubblicato nel 2011 (edito in Italia da Adelphi nel 2012).

Il decesso è avvenuto a causa di complicazioni in seguito a un intervento chirurgico in Russia, dove era tornato dopo molti anni di esilio all’indomani della caduta dell’URSS.

Di recente, lo scrittore era stato in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, Il boia. Durante il tour di incontri a cui ha partecipato non sono mancate le polemiche, scaturite da alcune sue forti dichiarazioni.  In una intervista per Huffington Post ha affermato: «Greta Thunberg? È solo una scimmietta ammaestrata. Un fenomeno della stampa scandalistica. Ogni tanto capita che l’umanità partorisca delle solenni stupidaggini. E lei è una di queste».

In una intervista per Repubblica dell’anno scorso ha dichiarato, riguardo al politico sovietico Gorbaciov: «Per lui ci vorrebbe la ghigliottina. Voi occidentali continuate a considerarlo un eroe. Ma qui in Russia non lo sopporta nessuno. Vi siete mai chiesti il perché? Perché ha smantellato il Patto di Varsavia, ci ha fatto perdere tutto quello che controllavamo. Ha fatto riunire la Germania devastando ogni equilibrio in Europa».

Limonov ha infranto regole, costumi e buonsenso.

«Ubriacarmi, recitare poesia, discutere d’arte, chiacchierare e flirtare con le ragazze» spiegava e riassumeva così la sua vita. Punk, fascista, comunista, nazional-bolscevico, sempre all’opposizione e mai al potere, Limonov è stato tutto e il contrario di tutto.

Nato Eduard Veniaminovič Savenko a Dzerzhinsk, nell’Ucraina in guerra contro l’Asse nel 1943, col suo Partito nazional bolscevico fondato dopo la dissoluzione dell’impero nel 1993, è stata una delle figure centrali del fronte di opposizione a Vladimir Putin chiamato L’Altra Russia – attivo tra il 2006 e il 2010. Esso comprendeva varie sigle politiche che andavano dall’estrema sinistra all’estrema destra. A causa delle azioni di protesta e della lotta continua contro il regime di Vladimir Putin, il partito è stato messo al bando nel 2007. Nel 2001 è stato arrestato con l’accusa di terrorismo, cospirazione contro l’ordine costituzionale e traffico di armi; condannato a quattro anni di carcere, è stato rilasciato due anni prima per buona condotta.

L’ironia della sorte: l’aver scritto oltre settanta libri ed esser diventato famoso come personaggio di un romanzo altrui. Così, nel risvolto di copertina dell’edizione del romanzo di Carrère viene presentato Eduard Limonov:

“Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: «è stato teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell’immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio» si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato «che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale».”

Ha avuto una vita a dir poco sregolata. Alla fine degli anni ’60 è stato un giovane poeta punk a fianco di personaggi famosi della letteratura come Joseph Brodsky Yevgeny Yevtushenko e di Solzhenitsyn, l’autore di Arcipelago gulag; a metà degli anni ’70 si è trovato a New York da emigrato senza lavoro, perde tutto e finisce a vivere da senzatetto; negli anni ’90 ha partecipato alla guerra civile yugoslava al fianco dei serbi, supportando anche il colpo di stato del Kgb dell’estate 1991; si è fatto arrestare diverse volte in Russia, sempre per lo stesso motivo: esprimere il suo diritto di manifestare in piazza.

“Sono cose che succedono” direbbe oggi a proposito della sua morte. Infatti, in uno dei suoi libri, scrisse che gli uomini muoiono ininterrottamente. Come riporta Rolling Stone, Limonov somigliava vagamente a Leon Trockij, del quale apprezzava il pensiero. Portava un anello alla mano sinistra con il volto di Mussolini, per il quale nutriva un ambiguo rispetto. Diceva che tutto sommato non aveva più alcun senso parlare di rivoluzione, soprattutto in Russia al giorno d’oggi.

Nel tempo è diventato una figura di spicco della cultura underground russa. Le sue autobiografie hanno avuto successo prima in Francia e poi nel suo paese natale, non ottenendo, però, lo stesso successo del fortunato romanzo con cui lui stesso è stato consacrato, dello scrittore francese Carrère. Con lui, artefice di molto del suo successo, ha detto in passato di avere un rapporto cordiale, pur specificando che lo considera pur sempre “un nemico della lotta di classe”.

Tra le sue opere uscite in Italia: Il libro dell’acqua (2004); Diario di un fallito (2004); Il trionfo della metafisica. Memorie di uno scrittore in prigione (2013), il testo autobiografico Zona industriale (2018) e il romanzo Il boia (2019).