Da piccolo, quando gli chiedevano che mestiere avrebbe voluto fare da grande, Albert Uderzo rispondeva: il clown. Non il pompiere o il poliziotto, come i suoi coetanei. A sette anni era rimasto affascinato dai grandi occhi contornati di bianco, dalla bocca larga e dal naso paonazzo di un pagliaccio disegnato sulle locandine che reclamizzavano l’arrivo, in Francia, del circo dei Fratellini, popolarissimo prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Albert Uderzo non divenne mai un clown. Ma il destino del grande intrattenitore, sebbene in forme e costumi diversi rispetto alle attese, incrociò comunque la sua strada.
Come per una stramba magia circense, dal suo tratto fuoriesce il fortunato personaggio di Asterix, protagonista insieme a Obelix dell’omonima serie di fumetti, che diventerà celebre in tutto il mondo con oltre 300 milioni di copie vendute, consacrando il suo ideatore nell’Olimpo dei più grandi fumettisti di sempre.
Nato nel 1927 in Francia da genitori italiani, Uderzo è un talento precoce, sebbene affetto da daltonismo. A soli 13 anni inizia a collaborare con la Societé Parisienne d’Édition come letterista, grafico e correttore di bozze. Negli anni successivi alla fine della guerra lavora per diversi giornali e riviste finché non approda alla World Press, agenzia di stampa con sede a Bruxelles, in qualità di illustratore di fatti di cronaca.
È negli uffici parigini dell’agenzia, sugli Champs Elysées, che un giorno incontra un ragazzo magro con i capelli fitti e l’aria sparuta, di nome René Goscinny. Sono entrambi in ritardo con le consegne dei loro lavori. Un tempismo perfetto nella sua imperfezione segna la nascita di un sodalizio artistico e umano che durerà quasi un ventennio.
Il 1959 è l’anno di grazia del debutto di Pilote, rivista per bambini sponsorizzata al pubblico da Radio Luxembourg. Sulle sue pagine compaiono per la prima volta le strisce che raccontano la storia del piccolo ma ingegnoso Asterix, fiero avversario dei legionari romani guidati da Giulio Cesare alla conquista di una terra allora nota come Gallia, la futura Francia. I disegni sono di Uderzo, la sceneggiatura di Goscinny.
Ad aiutare il minuto eppure forzutissimo Asterix, reso invincibile dalla pozione magica preparata dal druido Panoramix, c’è sin dal primo numero della serie di fumetti anche il gigantesco Obelix, robusto trasportatore di menhir (pietre dalla forma allungata), grande mangiatore di cinghiali. Il passatempo privilegiato dei due Galli è scazzottarsi con i poveri centurioni romani che, in una Storia rivisitata e corretta con umorismo da Uderzo e Goscinny, le buscano sempre, sempre fanno l’ingenerosa ma divertente fine degli sconfitti.
Uderzo stravolge i canoni. I suoi personaggi sono eroi all’incontrario: contro le aspettative, contro le apparenze, contro la pretesa che vuole la forza maschile unita alla bellezza e alla prestanza fisica, come con Superman o Capitan America. Asterix e Obelix sono legati da un’amicizia che è la trasposizione fatta con il pennarello della complicità che unisce gli stessi Uderzo e Goscinny, fraterni amici oltre che colleghi.
Un giorno del novembre del 1977 Goscinny entra in una clinica di Parigi per non uscirne mai più. Uderzo si ritrova da solo a fare i conti con un’eredità costruita e pensata in due, per due. Come un protagonista della sua saga, con coraggio va contro le aspettative e porta avanti negli anni le storie di Asterix e Obelix, disegnando le scene e scrivendo le sceneggiature. Continuano i successi, arrivano le altrettanto celebri trasposizioni cinematografiche, con Gérard Depardieu nella parte di un panciuto e rimbalzante Obelix.
Più di 14.000 disegni, più di trenta numeri, nonostante lo scorrere degli anni e l’avanzare dell’età, Albert Uderzo ha continuato a lavorare fino all’ultimo come supervisore delle storie dei suoi gallici eroi, sceneggiate ormai da Jean-Yves Ferri e disegnate da Didier Conrad.
È morto martedì 24 marzo, a 92 anni. Un infarto lo ha colpito nel sonno. Ci ha lasciato mentre il cielo sembra crollare sulle nostre teste, per utilizzare una delle sue ricorrenti espressioni, presa in prestito dalla mitologia gallica. “Non sarà domani la vigilia di questo evento”, ripete sempre Abraracourcix, il coraggioso e ottimista capotribù dei Galli, per esorcizzare le sue paure più buie e tornare a guardare con speranza al futuro. Non sarà domani. È la lezione che ci lascia Uderzo.