«Boris Johnson è un guerriero.» Così il ministro degli esteri Dominic Raab sul primo ministro britannico che ha trascorso la seconda notte nel reparto di terapia intensiva del St. Thomas Hospital di Londra. Sulle condizioni di salute del premier le voci si sono rincorse: «è o no attaccato a un ventilatore polmonare?» si è chiesta la stampa britannica e internazionale. I video e i messaggi di rassicurazione del primo ministro nella giornata di domenica, poi la smentita del governo sulle fonti russe che lo davano attaccato al supporto respiratorio. «È fondamentale sapere cosa accade – spiega a Zetaluiss Alberto Simoni, caporedattore Esteri de La Stampa – perché respirazione meccanica implica sedazione e quindi impossibilità di guidare il governo.» Ora tocca a Raab, delegato ad interim, presiedere la routine di Downing Street.
Johnson è stato ricoverato nel pomeriggio di domenica 5 aprile a causa di «sintomi persistenti legati al Coronavirus», ma era una misura precauzionale dovuta al mancato miglioramento delle sue condizioni di salute. Alberto Simoni racconta che l’ospedale in cui si trova il premier britannico può somministrare fino a 15 litri di ossigeno, «ma il trattamento cui è sottoposto il primo ministro ne prevede 4, un quantitativo per cui non è necessaria la sedazione. È un dettaglio importante, che fa luce sullo stato della malattia.»
Il ricovero del premier non cambia la percezione del rischio da parte della Gran Bretagna, la rivalutazione del Coronavirus era già iniziata dopo la retromarcia di Boris Johnson sul concetto di “immunità di gregge”, ovvero lasciare che la gente si immunizzi con contagi spontanei. A muovere le coscienze anche il discorso tenuto domenica sera dalla Regina Elisabetta, come dice Simoni: «la sovrana, simbolo di stabilità, ha parlato alla Nazione, ai sudditi, e questo è importante. In quei quattro minuti trasmessi dalla BBC a reti unificate ha rassicurato il suo popolo. Non so se sia stata una coincidenza trasmetterlo mentre il primo ministro veniva ricoverato, ma in ogni caso è stata la migliore delle coincidenze possibili.»
In questa situazione confusa il rischio è anche quello della disinformazione, ma a tal proposito Alberto Simoni ha le idee chiare: «credo che in Gran Bretagna, come da noi, i social siano un terreno fertile per la diffusione delle fake news, ma la presenza capillare della stampa popolare inglese può arginarla. I tabloid hanno il vantaggio di essere letti da molti e mantenere un modo corretto di fare informazione, con un approccio autentico e puntuale di verifica delle fonti. Questo è un vantaggio, sarà poi il singolo lettore che utilizzando i suoi strumenti culturali ed educativi deciderà a cosa credere.»
Giovedì 9 aprile il primo ministro britannico è uscito dalla terapia intensiva, ma rimane ricoverato al St Thomas Hospital di Londra.