«Ti piace questa nuova stagione?» «Ancora non lo so, non mi convince molto»: queste le domande che mi scambio da qualche giorno con la mia amica. Entrambe appassionate di serie tv, soprattutto di Grey’s Anatomy e This is Us. Lei, da brava fan, le vede in lingua originale e sa sempre cosa succede prima di me, che mi ostino a guardare le puntate appena Sky le trasmette in italiano.
Così tra un confronto e l’altro ho preso coscienza di una cosa: quest’anno non so se mi piacciono le nuove stagioni. Il mio dubbio? Parlano di Covid. Sì è vero, è normale: gli attori sono stati costretti a recitare con le mascherine, rispettando i metri di distanza, per cui è naturale inserire tutto nella sceneggiatura.
Dopo che per mesi abbiamo vissuto il lockdown, la paura che ancora si insinua nelle case e nelle menti; dopo che i telegiornali da una parte ci parlano di vaccino e dall’altra dei decessi giornalieri, non so se abbiamo voglia di vedere le nostre amate serie tv con il Covid come protagonista. Io ancora non sono arrivata a una decisione. Non so se a fine giornata, stesa sul divano, ho voglia di vedere (spoiler alert) Meredith Grey che lotta contro il virus o la famiglia Pearson di This is Us costretta a non abbracciarsi.
Probabilmente per una serie tv ambientata in ospedale è difficile far finta di niente, chiudere gli occhi davanti a questa realtà. Il pericolo, però, è che questi stessi telefilm diventino insopportabili, soffocanti. Poi magari ci viene voglia di spegnere la televisione e non sapremo mai come finirà (spoiler alert) la storia d’amore tra Owen e Teddy o la storia sulla mamma biologica di Randall.
Io voglio sapere cosa accadrà ai miei personaggi preferiti e per saperlo dovrò accettare il Covid come protagonista seriale. Dovrò andare oltre la disperazione dei medici del Seattle Grey e la paura della famiglia Pearson.
Ma forse, in tutto ciò, bisogna anche vedere il lato positivo: queste serie tv ci possono aiutare a mantenere i comportamenti giusti, a capire che se indossiamo la mascherina poi non diventiamo uno dei pazienti della dottoressa Meredith. Che possiamo stringerci a distanza come i tre fratelli Pearson e che i medici, che ogni giorno lottano per la vita degli altri, crollano e piangono nella sala dell’infermeria come Maggie Pierce.
Mentre decido se mi piace il Covid protagonista delle mie amate serie tv, capisco che forse è proprio questo il ruolo dei telefilm: farci prendere coscienza della realtà, pur sapendo che una speranza, una fine, ci sarà sempre, come dice il mitico dottor Webber in Grey’s Anatomy: «Voglio tornare a prima, ma quel prima non c’è più. Siamo qui e ora. La gente si aspetta che noi l’aiutiamo a superare questa cosa e lo faremo. Vi insegnerò tutto quello che dovete fare, mi assicurerò che impariate il più possibile e ce la caveremo. Insieme ce la faremo».