I pacchi e le buste accatastati all’ingresso del parcheggio, la fila ordinata, Gabriella che controlla i cognomi sul foglio di carta scritto a mano. Un giorno di normale amministrazione per la Onlus Vivere La Gioia. Eppure è l’ultimo. L’ultimo venerdì di distribuzione dei pacchi alimentari alle famiglie bisognose, circa 250, provenienti dai quartieri di Magliana, Trullo, Portuense e Corviale. Il sei aprile l’associazione è stata sfrattata dalla sede dell’ex scuola Quartararo, perché gli spazi ospiteranno gli uffici del municipio XI. Ma non c’è ancora un locale alternativo in cui Vivere La Gioia può spostarsi. Sotto il sole di primavera i volontari riempiono le sporte di chi è in fila – una busta di frutta e pacchi di pasta – sorridono, portano i carrellini stracolmi di vivande ai più anziani.
Fino al mese scorso la consegna del cibo avveniva all’interno. Rispettando il distanziamento imposto dalla pandemia, le persone aspettavano il loro pacco all’ingresso dell’edificio, dopo aver percorso una rampa con il corrimano marrone. Oggi, i volontari si sono spostati nel parcheggio. Fosco Ieva, pastore evangelico e presidente dell’associazione, dice che lo hanno fatto «per non creare attriti, visto che dovevamo andarcene già da tre giorni».
Le scorte nel magazzino si assottigliano. «Prima arrivavano fin quasi al soffitto» sospira Pino, un volontario di 78 anni. Adesso, sono più che altro cassette vuote accatastate ai lati della stanza. Sacchi enormi di sale, pasta, conserva di pomodoro. Bisogna portarli via. Dove metterli, però, non si sa. «Ci sono tanti edifici qui in zona, perché non assegnarci uno di quelli?» si chiede Ermanno, un altro volontario. Gli fa eco Angelo: «Il mio sogno sarebbe affacciarmi a questi cancelli e non vedere più nessuno. Ma finché anche una singola persona sarà in fila, il nostro lavoro è necessario».
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