“Quello degli Herero è stato uno dei primi genocidi ed è un tema sul quale il vecchio mondo tedesco e la narrazione pubblica avevano taciuto”. È Francesco Niglia a parlare, docente di storia delle Relazioni Internazionali presso la Luiss di Roma.
All’inizio del Novecento le popolazioni africane degli Herero e dei Nama furono sterminate dalle truppe tedesche. Ma già nel 1884, alla Conferenza di Berlino, fu data alla Germania mano libera sui territori africani del Togo, del Camerun, dell’Africa Orientale Tedesca e dell’Africa Sud Occidentale Tedesca – l’attuale Namibia.
A partire dal 1885, la tribù locale degli Herero firmò una serie di trattati con i tedeschi, per garantirsi protezione. Gli accordi però furono violati dai colonizzatori occidentali, che sequestrarono le terre e il bestiame delle popolazioni locali e compirono violenze razziali, stupri, omicidi. Sfruttarono uomini e donne come schiavi nei campi di concentramento e centinaia di teschi umani furono spediti in Europa per scopi scientifici.Gli Herero ed i Nama continuarono a essere trattati come sudditi anche dopo la chiusura dei campi di sterminio, finché la Namibia passò sotto il controllo britannico nel 1915, e poi del Sudafrica nel 1919.
Il massacro dei due gruppi etnici è poco noto in Europa, perché fino a poco tempo fa la Germania non aveva mai riconosciuto le proprie colpe. Il tema fu trattato per la prima volta quattro anni fa dalla comunità internazionale, per definire un risarcimento economico, ed è ancora al centro del dibattito: “Non si tratta di un risarcimento su basi giuridiche ma di un atto sostanzialmente politico” spiega il professor Niglia.
Dopo un secolo dalla vicenda e sei anni di negoziati, Berlino promette adesso oltre un miliardo di euro per la ricostruzione e per lo sviluppo economico. Ma il documento deve ancora essere firmato. “Credo che questo riconoscimento possa essere un’ottima base di partenza, uno sviluppo importante per un futuro diverso. Si tratta di processi lunghi ma il vero nodo politico è già stato affrontato” conclude il professore.
Molti storici sostengono che le pratiche messe in atto in Namibia hanno contribuito a creare le basi per l’Olocausto degli ebrei. A confermarlo è anche Rocco Ronza, esperto di Africa Australe e docente del dipartimento di scienze politiche dell’Università Cattolica di Milano, che spiega come questo risarcimento di un miliardo di euro arrivi dopo 30 anni d’aiuto economico e sociale dei tedeschi nei confronti della Namibia.
“La Germania ha già riconosciuto da alcuni decenni la propria responsabilità morale, ma ha sempre negato che ci potessero essere delle riparazioni che la obblighino a pagare danni ai discendenti degli Herero. Il genocidio contro di loro non è mai stato preso in considerazione dal partito al potere in Namibia, il Movimento di Liberazione Namibiano (la Swapo of Namibia), perché le vittime sono state due tribù a sud del paese, che rappresentano solo l’11 % della popolazione. Se l’episodio è stato rispolverato è merito non solo del governo africano ma anche di alcuni storici tedeschi, come Reinhart Kösser, che hanno voluto scavare a fondo sulla vicenda”.