“Il giornalismo? Mi sembrava un ottimo modo per entrare allo stadio gratis”. Antonio Cefalù, palermitano del 1998, parla del giornalismo come un’idea per il futuro tanto radicata nella sua persona da averci fatto l’abitudine e aver smesso di chiedersene il motivo.
Sembrerebbe essere un modo per combaciare due forti interessi: il calcio, trasmessogli dal padre, e la comunicazione, nell’ambito della quale ammette che non rinuncerebbe a lavorare.
Mentre il padre era impegnato a viaggiare per lavoro, Antonio passava il suo tempo da bambino e poi da adolescente con la madre, i cui tentativi di convincerlo che il calcio “sono solo 22 persone che corrono dietro un pallone” hanno avuto poco successo. Da tennista e calciatore amatoriale, Antonio nutre una forte passione per tutti gli sport che ha avuto modo di vedere dal vivo. Secondo lui assistere ad un evento sportivo in uno stadio piuttosto che davanti ad uno schermo “cambia tantissimo, non solo la percezione dell’evento ma l’esperienza in sé”. Descrive l’emozione di trovarsi in uno stadio come “una cosa che amo, è un momento straordinario”.
Strettamente collegato al suo amore per lo stadio è il fascino che i suoi protagonisti indiscussi sembrano esercitare su Antonio. Proponendosi di rimanere a stretto contatto con gli atleti e avere un continuo scambio con loro, ha le idee chiare sul futuro e il tipo di giornalista che intende diventare. “La cosa più bella dell’essere giornalista sportivo non è solo l’opportunità di stare lì ad analizzare la partita, ma soprattutto avere la possibilità di parlare con gli sportivi. A quel punto è poco rilevante che tu sia un calciatore o un giocatore di hockey, sei una persona interessante con una storia da raccontare”.
In trepidante attesa di iniziare a lavorare, Antonio “con molto duro lavoro” ha creato un sofisticato sito web per presentare sé stesso e il suo percorso, dal quale emergono numerose esperienze in cui ha raccontato diversi avvenimenti sui campi sportivi. Nonostante questo, sostiene di non considerarle esperienze professionali, “anche se io ci mettevo tutta la professionalità che potevo”.
Preoccupato di aver bruciato alcune tra le tappe più importanti in termini professionali e quindi già a 22 anni non avere più speranze di fare di meglio nella vita, fa riferimento all’esperienza lavorativa più rilevante del suo curriculum come parte dell’ufficio stampa per gli internazionali femminili di tennis di Palermo. Il Woman Tennis Association era il primo torneo dopo la fine del lockdown; perciò, in qualità di unica persona a conoscere l’inglese, Antonio ha avuto l’occasione di intervistare moltissime atlete di alto livello provenienti da tutto il mondo. Cosciente di essere fortunato a non sentire alcuna ansia o pressione in momenti di prova come questi, “divertente” è senza dubbio l’aggettivo che più ha utilizzato per descrivere la sua esperienza.