«Eravamo in vacanza, al mare, davanti a un tramonto in Toscana: era la nostra prima vacanza insieme. Ad un certo punto leggiamo l’annuncio di un torchio, il primo che abbiamo recuperato. Molliamo la vacanza, ci facciamo questo viaggio in macchina fino a Modena e poi a Roma, andata e ritorno in giornata e carichiamo questo torchio sulla mia macchina, più i set di caratteri». Era il 2019 quando Elettra Scotucci, 29 anni e Andrea Vendetti, 33 anni, entrambi grafici, hanno realizzato il loro sogno: aprire, a Roma, un laboratorio di stampa a caratteri mobili (Slab) in cui si utilizzano caratteri tipografici e macchinari antichi per realizzare poster, copertine grafiche per quaderni, cartoline, segnalibri e biglietti da visita.
«Continuavamo ad accumulare caratteri mobili, li stipavamo letteralmente ovunque: sotto il letto, nelle case dei nostri genitori, in qualsiasi cantina o garage delle nostre famiglie. Per mesi abbiamo raccolto questo materiale senza avere la possibilità di usarlo ma eravamo smaniosi, non vedevamo l’ora di poter stampare. Abbiamo preso un torchio più piccolo, abbiamo allestito una postazione che è ancora in casa e per diversi mesi abbiamo stampato dentro casa appoggiando le stampe sullo stendino per i panni. Sapevano che era una situazione temporanea fino a quando non avessimo aperto un laboratorio. E poi finalmente abbiamo trovato uno spazio qui a Roma. È iniziata così», racconta Elettra.
Salvare dal degrado e dall’oblio i caratteri in legno e piombo, le cassettiere tipografiche e i macchinari antichi è una vera e propria missione per Elettra e Andrea. Sono tanti i materiali recuperati da garage, scantinati e vecchie tipografie dismesse, grazie anche a una rete con altri tipografi e stampatori in tutta Italia, con cui ci si segnala a vicenda dove trovare questi pezzi unici. Come spiega Andrea: «Abbiamo del materiale che risale a metà ottocento quindi caratteri in legno intagliati a mano, un torchio a leva del 1883 e tantissimo materiale anni venti e anni trenta e altro che va dagli anni cinquanta agli anni settanta».
Un’attività importante quella portata avanti da Elettra e Andrea: permette di tutelare la cultura tipografica italiana salvando così un’arte che rischia di scomparire. I caratteri antichi in piombo che non vengono recuperati finiscono per essere sprecati: diventano piombini per la caccia o il tiro a segno mentre quelli in legno vengono smembrati e riutilizzati per realizzare cornici o tavolini. «Per noi è devastante. Un pezzo di storia della grafica e della tipografia che sparisce per sempre», precisa Andrea.
Dal momento che i materiali tipografici sono soggetti all’usura e ai segni del tempo, Elettra e Andrea effettuano delle piccole operazioni di conservazione: ad esempio i caratteri in legno vengono trattati con prodotti antitarlo e puliti in maniera delicata. Non si effettuano però vere e proprie operazioni di restauro: infatti le lettere, nel momento in cui vengono stampate, fanno emergere anche eventuali venature, graffietti o ammaccature. «Siamo molto rispettosi del valore di archeologia industriale di questi materiali quindi, se volessimo avere lo stesso set che stampa perfettamente, credo passeremmo attraverso un’operazione di digitalizzazione e poi di rifacimento dei caratteri piuttosto che intervenire su quelli che sono effettivamente dei reperti», spiega Elettra.
Slab, quindi, non è solo un laboratorio di stampa a caratteri mobili ma è anche un archivio e un centro di ricerca per lo studio della tipografia e della grafica editoriale. Elettra e Andrea svolgono entrambi un dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologie dell’Architettura (PDTA) dell’università La Sapienza e organizzano laboratori e tirocini sulla stampa tipografica e la comunicazione visiva con gli studenti universitari ma anche con le classi dei licei e delle scuole medie. «Cerchiamo di far sì che questa cultura tipografica venga diffusa, anche perché è cultura se diffusa».
Mentre Andrea porta avanti la ricerca storica sul materiale tipografico, Elettra si occupa delle questioni più tecniche a partire dalla stampa e dalla manutenzione dei macchinari. «La letteratura sulla storia di questi caratteri è molto limitata e io, in particolare, mi sto occupando della ricerca sui caratteri in legno quindi su chi li produceva e come venivano distribuiti. In alcuni casi i caratteri hanno il marchio della ditta che li realizzava. Sono tutte fonti primarie», spiega Andrea. «Invece io, in linea con questa mia attitudine più manuale, mi sto occupando del rifacimento dei caratteri in legno, sia attraverso delle tecnologie tradizionali come il pantografo con cui venivano storicamente prodotti, sia a partire da un disegno digitale e con l’uso di macchine a controllo numerico», conclude Elettra.