«Siamo partiti dai colori che caratterizzano i simboli dell’epopea calcistica. Abbiamo ritenuto che fosse la strada più efficace per raccontare le micro storie che compongono, come un mosaico, la macro storia del calcio. È un libro dedicato sia all’élite di tifosi che già conoscono gli avvenimenti che a coloro i quali non ne hanno sentito ancora parlare». Calciorama (Hoepli Editore, 2022) racconta l’unica religione che non ha atei, come scrive Eduardo Galeano in “Splendori e miserie del gioco del calcio”, attraverso le sue molteplici identità cromatiche. Gino Cervi, che ha curato il volume assieme a Gianni Sacco e Osvaldo Casanova, sottolinea la potenza narrativa dei venti capitoli del libro: «Un caleidoscopio di imprese che passo dopo passo svelano la magia senza tempo delle mitologie legate al pallone».
Calciorama ha come fulcro una maglia, un gesto, un evento. Qualche esempio? «Valentino Mazzola che si rimbocca le maniche della maglia granata per suonare la carica del Grande Torino; Johan Cruijff che gioca in Nazionale con una divisa arancione che ha un dettaglio diverso dai suoi compagni; Herbert Kilpin che enuncia il manifesto fondativo della scelta dei diabolici colori del Milan; Garrincha che nel ’58, con le sue giocate nei primi 180 secondi all’esordio mondiale, fece titolare al giornalista Gabriel Hanot, inventore del Pallone d’oro, “i tre minuti più devastanti della storia del calcio”… ».
Un romanzo a colori animato dalle illustrazioni di Osvaldo Casanova, che con il suo inconfondibile tratto grafico riesce a descrivere ciò che migliaia di parole non sarebbero mai in grado di fare altrettanto efficacemente. «Mi considero un menestrello visivo quindi è stata una sfida senz’altro intrigante. Siamo riusciti a realizzare un libro che si muove con grande libertà all’interno di una struttura chiara. Non essendo un iperrealista ho bisogno di andare a scavare nell’immaginario diffuso delle persone. La faccia del calciatore è interessante fino a un certo punto: la figura di Beckenbauer, ad esempio, è molto più affascinante in quanto numero 5 con la schiena fasciata. George Best, che a Old Trafford diede inizio alla tradizione dei fantasisti, la 10 di Pelé che a partire da lui divenne fonte di ispirazione per i più grandi, l’11 di Gigi Riva, eroe omerico della Serie A dei nostri padri, hanno una valenza simbolica incredibile: disegnarle è stata una grande emozione».
I colori sociali come imprinting del tifoso. In un’epoca in cui le logiche un po’ perverse del business che muove il mondo del football spingono le squadre a stravolgere l’originalità cromatica delle proprie maglie, Calciorama difende il diritto di tutelare i miti fondativi delle passioni calcistiche.