«Come è possibile essere arrestati, dopo tanto tempo, nella stessa città dove si è latitanti? Questa è la vera notizia. 30 anni fa è stato arrestato Totò Riina, capo della mafia siciliana, e oggi 16 gennaio 2023, 30 anni dopo, viene arrestato Messina Denaro. Un boss mafioso di Castelvetrano, esponente di spicco di Cosa Nostra, organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico».
Una tempistica eccessiva, ma non è questa che stupisce l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, testimone dell’assassinio di Falcone, magistrato siciliano che «lottò contro la mafia». Claudio Martelli, nel rispondere alle domande di Zeta, si emoziona, ricordando la «strage di Capaci, l’attentato terroristico-mafioso eseguito da Cosa Nostra per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone, e la severa strategia di contrasto all’organizzazione che aveva pianificato».
«Come 30 anni fa, oggi. Come è possibile essere arrestati nello stesso posto in cui si cerca di sfuggire alle forze dell’ordine? Esultanza, vittoria dello Stato. Non è questo che bisogna considerare, dopo una notizia simile. Bisognerebbe esaminare un altro aspetto: un arresto simile è soltanto indicativo del fatto che il boss è in grado di controllare una porzione di territorio. Un elemento che deve preoccupare e non rassicurare. Un sistema, dunque, che non commette soltanto reati, ma vuole influire sulla vita delle persone. È chiaro essere contenti che un boss di questo calibro sia stato, finalmente, catturato, ma si tratta, in ogni caso, di una notizia storica avvenuta troppo tardi quando le organizzazioni mafiose sono state spodestate, arrestate, condannate».
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