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Esclusiva

Febbraio 16 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 17 2023
I colori dell’Arte Liberata dal grigiore della Guerra

Le opere salvate dalla Seconda Guerra Mondiale, in esposizione alle Scuderie del Quirinale

«Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo d’arte», diceva il generale Clark, comandante delle forze alleate. La mostra “Arte Liberata” raccoglie, alle Scuderie del Quirinale, le opere salvate dalla distruzione, sopravvissute ai bombardamenti, alle ruberie e alle esportazioni durante la Seconda Guerra Mondiale. È un percorso guidato in cui i colori dei quadri contrastano con il bianco e nero delle fotografie d’epoca che fanno da scenografia, in cui la sinuosità dei tratti dei maestri si contrappone con energia alla musica classica, dura e tagliente, che fa da colonna sonora ai documentari degli anni ’20, riprodotti nelle sale dell’esposizione.

La meraviglia ammalia gli occhi del visitatore già dalla prima stanza, in cui il vigore del Discobolo Lancellotti, la superba copia del Discobolo di Mirone, si mostra nel suo candido marmo bianco che ne esalta le forme e i dettagli delle venature. Alle sue spalle lo sfondo plumbeo della foto in cui il corpo perfetto è raffigurato vicino a Hitler, da cui fu sottratto con la forza prima dell’inizio della guerra per renderlo il simbolo della fisicità ariana.

Al termine della mostra, sotto lo sguardo ormai estasiato del visitatore, le illuminazioni si fanno più fioche e nell’ultima stanza un solo faro di luce è diretto verso il sublime corpo disteso della Danae di Tiziano, che viene osservata con scrupolosa attenzione da Rodolfo Siviero. Cacciatore di opere d’arte, agente segreto e storico dell’arte, Siviero fu una controversa figura nota per il suo lavoro di recupero delle opere trafugate durante la Seconda Guerra Mondiale. Una fotografia nello sfondo lo ritrae seduto su una poltrona bianca mentre osserva la tela. Con un gioco di prospettive i presenti in sala si trovano difronte a un nuovo quadro in cui, ancora una volta, il colore del dipinto si staglia contrapponendosi al grigio della fotografia sullo sfondo, ma questa volta lo fa in un abbraccio tra antico e moderno, tra reale e ideale, facendo sentire i presenti testimoni di un momento di intima contemplazione della bellezza.

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Fra la prima e l’ultima sala si susseguono più di duecento opere colme di oro e colori, prestate da circa quaranta musei e istituti. Si tratta di capolavori liberati dal sequestro o strappati alla distruzione. «Furono salvati in modo avventuroso, con eroismi silenziosi, con viaggi di notte a fari spenti, su camion o addirittura con macchine private: dalla Topolino alla Balilla. Questi funzionari, pur essendo rimasti senza stipendio dopo la nascita della repubblica di Salò, riuscirono a salvare per le generazioni future la quasi totalità del nostro patrimonio artistico» dice Mario De Simoni, Presidente delle Scuderie del Quirinale.

A Milano è Fernanda Wittgens, Critica d’arte, la salvatrice del patrimonio culturale della resistenza. Quando, nell’agosto del 1943 Brera fu violentemente bombardata, la maggior parte delle sale della Pinacoteca furono rase al suolo offrendo uno spettacolo «devastante e devastato ..ma le opere non c’erano più, le opere erano altrove grazie a Fernanda Wittgens». Già dallo scoppio della guerra, insieme al personale della Pinacoteca, aveva trasferito i quadri in un luogo sicuro.
Nelle Marche, l’allora soprintendente Pasquale Rotondi, nella straordinaria “Operazione salvataggio”, mise in sicurezza oltre diecimila opere, «si tratta di uno dei più grandi raggruppamenti di opere d’arte della storia». A sua disposizione aveva solo pochi custodi, scarsi mezzi e un limitato numero di furgoncini per salvare il passato, il presente e il futuro dell’arte per tutto il mondo.
Nella Capitale è stato provvidenziale il lavoro del Vaticano che, attraverso la figura all’allora sostituto segretario di stato Montini – che poi diventerà Paolo VI –, ha riposto le opere nel ricovero sicuro delle sale vaticane.

Fino al 10 aprile i tesori salvati saranno a disposizione di turisti e appassionati d’arte. La mostra, articolata in un appassionante percorso, esplicita la capacità dell’arte di creare stupore e fermare il caotico scorrere del tempo, scavalcando i confini geografici per comunicare con un linguaggio universale l’incanto e la meraviglia generati dal genio umano.