Quando il 7 gennaio del 2023 Kevin McCarthy è stato eletto speaker della Camera, il partito repubblicano aveva dato l’impressione di aver completato la trasformazione in un partito della destra radicale. Per quindici volte il nome del politico nativo di Bakersfield, California, si è infranto sui veti posti dal Freedom Caucus, la fazione più conservatrice del GOP, fieramente schierata con Donald Trump nella costruzione di una verità alternativa dopo l’assalto al Campidoglio. Alla sedicesima chiama, solo dopo la certezza che McCarthy avrebbe concesso ai ribelli ampio spazio di manovra, si è potuto procedere con la nomina.
Dopo l’istituzione delle commissioni d’inchiesta sulla pandemia e sui rapporti con la Cina e il marcato ostruzionismo sull’agenda Biden, i primi due mesi della Camera a guida repubblicana si arricchiscono di un nuovo capitolo. McCarthy, incoraggiato dai seguaci di Trump, ha rilasciato tutto il girato delle telecamere del Congresso, acquisite dal comitato che stava investigando le responsabilità nell’assalto al Campidoglio, a Tucker Carlson, conduttore di un late night su Fox News, la rete più vicina al GOP. A suscitare lo sdegno di una parte dell’opinione pubblica statunitense è il fatto che lo show di Carlson si è sempre fatto riconoscere per le arringhe marcatamente di destra: no al sostegno all’Ucraina, stop alle politiche cosiddette di wokeness (matrimonio egualitario e aborto su tutte) e, ovviamente, il supporto alle narrazioni di Trump sulle elezioni del 2020. Partisanship over country, come dicono negli Stati Uniti.
«Dare in pasto le 41.000 ore di girato a Fox News significa dar loro la possibilità di continuare a utilizzare come propaganda le bugie che stanno raccontando da due anni, influenzando così milioni e milioni di persone. Utilizzano il loro potere nel solito modo in cui lo utilizzavano Mussolini, Goebbels e i regimi totalitari: non ci può essere dibattito perchè un’opposizione non sarebbe tollerata»: a parlare è il professor Sean Wilentz, docente di storia e politica americana alla University of Princenton.
La concessione di quei filmati ha dato la possibilità a un emittente particolarmente schierata di rendere le ore dell’assalto quello che più comoda alla narrazione di Trump. Oltretutto in esclusiva, senza che nessun altro media potesse prenderne visione. Nel primo estratto mostrato da Carlson si cerca di portare avanti la tesi secondo la quale gli eventi del 6 gennaio sarebbero stati esagerati dalle emittenti progressiste. In particolare, ci si concentra su quello che è stato ribattezzato come «Lo sciamano di QAnon», Jacob Chansley, l’uomo che si era dipinto con i colori della bandiera USA e che indossava pelliccia e copricapo da montone. Nel filmato si vedono gli addetti alla sicurezza del Congresso che provano a scortarlo fuori in maniera pacifica. Carlson sostiene che è perché, evidentemente, non era ritenuto pericoloso. Invece, stando al processo a Chansley la vigilanza avrebbe provato a farlo calmare, senza però riuscirci. Il conduttore di Fox ha chiosato la puntata dicendo che «lo Sciamano» non è affatto un pericoloso terrorista è stato descritto dai media. Non cita, però, il reato per il quale è stato condannato, ovvero l’aver ritardato i lavori del Congresso, una pena minima rispetto a quella che poteva rischiare. Nessun accanimento, dunque.
«Il problema fondamentale è che McCarthy è lo speaker più debole dell’ultimo secolo. Non è un uomo di sostanza e verrà portato a fare ciò che la base trumpiana dice lui di fare. Affermare, come ha fatto lo speaker, – spiega Wilentz – che i filmati sono stati dati a Fox News per una questione di trasparenza è uno scherzo. Serve solo a nutrire la base di repubblicani incazzati».
Il contesto politico in cui vengono diffusi questi filmati è complesso, specie per il partito repubblicano. Tra pochi mesi, infatti, inizieranno le primarie del partito, in quello che sarà un duello serrato tra Donald Trump e Ron De Santis, governatore della Florida. L’assist di McCarthy avvantaggia il tycoon, che dalla propria piattaforma su Truth Social ha lodato l’iniziativa dello speaker.
Il riverbero che i video di Fox News potrebbe avere sulla politica americana è molto forte e certifica, se ce ne fosse ancora bisogno, una svolta radicale. Non solo Trump, ma anche i seguaci a lui più vicini, come Marjorie Taylor-Greene hanno già parlato di un possibile «national divorce» qualora le cose non andassero nella direzione da loro sperata. «Dopo il 6 gennaio non si può più scherzare con questo partito repubblicano. I moderati – continua Wilentz- esistono ancora, ma sono inefficaci nel dettare la linea del partito. Hanno già sperimentato la fase insurrezionale e non vedo perché dovrebbero fermarsi alla prossima occasione. Ci potrebbero riprovare, dipende se avranno successo o meno».