Per la prima volta in 20 anni di governo di Recep Tayyip Erdogan, il suo potere è in bilico. Infatti, il “sultano” non ha raggiunto la maggioranza che gli avrebbe assicurato la vittoria, arrivando al 49% dei consensi. Man mano che lo spoglio è andato avanti la riconferma dell’ex presidente, data per certa dai sostenitori di Erdogan, si è vista sempre più sfumare. Eppure, al contrario di quanto previsto dai sondaggi, Erdogan è in vantaggio sul suo sfidante. Il leader dell’opposizione, Kamal Kilicdaroglu, ha incalzato il suo avversario rendendo sempre meno scontata la vittoria del presidente uscente, attestandosi al 44,67%. Senza il raggiungimento della maggioranza da parte di uno dei due candidati, il futuro presidente della Turchia sarà scelto con un ballottaggio il 28 maggio.
Queste elezioni, considerate le più importanti degli ultimi vent’anni, hanno visto un’affluenza del 88,44%, corrispondente a 64,1 milioni di cittadini. Il voto dei nuovi elettori, che sono circa 5 milioni della popolazione turca totale, è considerato decisivo.
«Il processo di voto si è concluso come si addice alla nostra democrazia. Ora, come sempre, è il momento di proteggere le urne e la volontà della nostra nazione!» Questo il tweet di Erdogan che ha passato a sorpresa la serata degli spogli insieme ai suoi sostenitori in piazza a Istanbul.
«Prima che Erdogan arrivasse la Turchia era un paese ancora molto retrogrado», ha raccontato Ahmet (nome di fantasia). «Erdogan ha portato con sé tanti cambiamenti, tanto che all’inizio piaceva a molti di noi. È stato molto intelligente: ha migliorato tutte le infrastrutture, ha rimesso a posto le strade e i servizi pubblici. Però piano piano ha infilato tutte persone di sua fiducia all’interno delle istituzioni. Il problema vero di oggi è quello: al di là del fatto che lui rimanga o vada via, il sistema che ha creato sarà molto difficile da scalzare perché è composto da persone che hanno guadagnato tantissimi soldi e difficilmente ci rinunceranno».
Nel frattempo, l’opposizione ha fin da subito contestato i risultati che all’inizio degli scrutini davano per vincente il leader del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp). Un vantaggio enorme dovuto al fatto che i primi dati sono arrivati dai piccoli villaggi dell’Anatolia, distanza che si è sempre più assottigliata con il conteggio dei voti delle grandi città. È proprio a Istanbul, Ankara e Smirne che si è deciso il futuro della Turchia o perlomeno si è messa in moto una spinta di cambiamento.
«La farsa, iniziata con il 60%, è ora scesa sotto il 50%. Gli osservatori del voto e i funzionari della commissione elettorale non dovrebbero mai lasciare il loro posto. Non dormiremo stanotte, popolo mio». Così ha scritto su Twitter Kamal Kilicdaroglu alle 22.00, ora locale.
«A me non dispiace Kilicdaroglu, è un turco all’antica, un brav’uomo, è laico, onesto, ma non so se è la persona giusta per sconfiggere Erdogan. Adesso ci sarebbe bisogno di un uomo di polso che sia in grado nell’arco di poco tempo di cambiare completamente il sistema, che vuol dire buttare fuori tutti quelli che hanno fatto soldi grazie a Erdogan. Perché il problema è quello: non basta togliere lui di mezzo, ci sono troppi interessi economici dietro. Non so se Kilicdaroglu abbia la forza di contrastare un sistema così impiantato, quantomeno ci vorranno anni».
Mentre il leader del partito laico di centrosinistra, il Partito Popolare Repubblicano (Chp), guadagna il consenso del sudest del paese a maggioranza curda, Erdogan si conferma nei paesini di campagna e nelle sue storiche roccaforti.
L’opposizione, da sempre sicura di vincere le elezioni, ha più volte sostenuto di essere in testa nei consensi durante lo spoglio dei voti. A confermare ciò, l’agenzia indipendente Anka, vicina all’opposizione, ha diffuso dati secondo cui Kilicdaroglu avrebbe addirittura superato il 60% dei voti.
«Sono già due o tre volte che cercano di scalzare Erdogan con le elezioni ma tutte le volte che ci hanno provato si è creata confusione e lui ha vinto per pochi punti, però ha sempre vinto. A questo giro le opposizioni hanno cercato di controllarlo meglio ma è molto difficile, perché, a prescindere dal fatto che ormai ha il controllo di tutto ciò che sono i servizi di sicurezza pubblici -come esercito o polizia-, i giochi che fanno sono sulla comunicazione dei risultati politici».
È finita sotto accusa, da parte degli sfidanti di Erdogan, l’agenzia di stampa Anadolu, già stata protagonista in passato di scandali durante le stagioni elettorali per non aver mai rivelato dati sfavorevoli al presidente uscente.
«Qui adesso ci sarebbe bisogno di un uomo di polso che sia in grado nell’arco di poco tempo di cambiare completamente il sistema, che vuol dire buttare fuori tutti quelli che hanno fatto soldi grazie a lui. Perché il problema è quello: non basta togliere lui di mezzo, ci sono troppi interessi economici dietro.
L’avversario è un turco all’antica, un brav’uomo, è laico, onesto. Ma quelli che hanno provato l’arricchimento rapido sono difficili da scalzare: sono tutti giovani e duri di polso. Lui sicuramente non ha la forza di scalzarli, però anche lui ha alle spalle gente potente che potrebbe farlo per lui. Non so se ha la forza di contrastare un sistema così impiantato, quantomeno ci vorranno anni».
Tra i circa 17 mila elettori turchi che si sono recati alle urne in Italia, il 69% dei consensi è stato per Kilicdaroglu e solo il 29,1% per il presidente Erdogan.
«Il vincitore è il nostro Paese, la nostra nazione, al di là dei numeri che mostreranno i risultati. Siamo qui per ringraziarvi della vostra presenza. Mi aspetto dall’opposizione un atteggiamento democratico». Alla conclusione del conteggio dei voti, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha commentato con questo tweet i risultati elettorali.
Sicuramente, complice di questa batosta ricevuta da Erdogan è la situazione tragica in cui versa la Turchia, da un punto di vista sia economico che sociale. Situazione che si è acuita a seguito del disastro del terremoto del 26 febbraio 2023, di cui non si conosce ancora il numero preciso di morti.
«Erdogan sta cercando di usare nuovamente i giochi che ha sempre fatto durante le elezioni, però stavolta la gente sta iniziando ad alzare la voce. Qui in Turchia ora è arrivata la voce che che abbia usato nelle zone terremotate, attraverso i siriani senza documenti, i voti di gente che è morta ma non è stata conteggiata tra le vittime del terremoto.
Forse la prima vera sconfitta di Erdogan è stata il 26 febbraio: invece che mandare aiuti nelle zone terremotate ha bloccato le strade. I numeri che sono usciti sul terremoto non sono affatto reali, le vittime sono state molte di più. E questo perché le organizzazioni che hanno autorizzato la costruzione di tutti i palazzi che c’erano in quella zona hanno chiuso un occhio sull’utilizzo di materiali scadenti, per prendere dei soldi. E quindi lui e la sua amministrazione hanno cercato di mascherare questo disastro. Hanno ricominciato subito a pulire tutta l’area con persone ancora sotto le macerie, per far vedere che stavano già ricostruendo. Ma proprio per questo oggi la gente ha iniziato a lamentarsi, sta alzando la voce e parla del fatto che stanno usando i morti per aumentare i voti a loro favore. Malgrado questo, per la prima volta nella storia turca ci sarà una seconda votazione».
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