«Quando ho scattato questa fotografia non ci credevo. Un uomo a fianco a me guidava con una maschera alimentata a piante! Sembrava una scena da film: una New York apocalittica!». Racconta così Angelica de Vito, consulente climatico presso le Nazioni Unite di New York.
Angelica oggi è tornata a Napoli, città in cui è nata, per cercare di respirare un po’ di aria pulita dopo diverse settimane in una New York avvolta dai fumi provenienti dal Canada.
«Non ho mai tossito così tanto. Domani farò dei controlli perché sono un po’ preoccupata. Ho visto una New York di tutti i colori: arancione, verdastra, blu scura, gialla».
Da cosa è causato il fumo a New York?
È da più di una settimana ormai che New York è avvolta da una nebbia gialla che non permette alla gente di respirare. Sono i fumi provenienti dal Canada a causa dei grandissimi incendi che si stanno verificando nei boschi.
«Non sono incendi dolosi. Il calore dei motori delle auto che passano nei pressi dei boschi incendiano il terreno che è così secco da prendere fuoco. In Canada non riescono a spegnerli».
La spessa coltre di fumo non si allontana creando le reazioni più disparate tra le persone: «È come se tutti i cittadini di New York fumassero tutti insieme».
Le maschere alimentate a piante e le reazioni delle persone
«Se guardi attentamente la foto ciò che è interessante è vedere la reazione delle varie persone. C’è chi indossa la mascherina FFP2, chi usa le mascherine di stoffa, chi ha creato le maschere alimentate a piante e chi invece non vuole indossare niente dicendo ‘tanto moriremo lo stesso’».
Sembra di essere tornati al tempo della pandemia a New York, anche per le reazioni delle persone. Molti restano in una fase di negazione, non volendo affrontare il problema. Altri ancora, invece, sono rassegnati.
«Un altro problema sono le persone che non accettano che tutto questo sia causato dalla crisi climatica. Fa un caldo anomalo!»
Molti cittadini italiani, come Angelica, hanno deciso di tornare in Italia perchè la vita a New York era diventata insostenibile. «Ho viaggiato tanto tra Italia e America per lavoro, ma per la prima volta non so quando tornerò a New York».
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