«L’accordo raggiunto alla Cop28 di Dubai non è sufficiente»: è categorica Delfina, 29enne che fa parte di Ultima Generazione, il gruppo di disobbedienza civile i cui attivisti hanno fatto molto parlare di sé per aver imbrattato opere d’arte, bloccato il traffico ed essersi denudati di fronte ai palazzi del potere in nome della lotta ai combustibili fossili. Il suo monito è chiaro: quello di oggi altro non è che «un allontanamento graduale» che non risponde alle richieste della comunità scientifica, che indica invece come necessaria «l’eliminazione immediata» delle energie non rinnovabili.
«Le linee guida stabilite oggi impongono di eliminare il ricorso ai combustibili fossili entro il 2050, ma questo non permetterà di mantenere l’innalzamento del riscaldamento globale sotto i 1,5 gradi, come stabilisce l’accordo di Parigi», dice Delfina.
Per l’attivista si tratta comunque di un passo avanti rispetto al passato: «Questa è la prima volta che tutti i Paesi si trovano d’accordo sull’abbandono delle fonti non rinnovabili», nella consapevolezza però che «non si tratta di nulla di vincolante, non cambia nulla nei fatti». C’è il rischio, sostiene, che le parole rimangano soltanto parole e slogan di circostanza.
Nel mirino, oltre all’accordo, anche le personalità che hanno preso parte alla conferenza sul clima: «Alla Cop28, per la prima volta, c’è stato un numero enorme di lobbisti legati ai produttori di combustibili fossili, 2456 persone in tutto – denuncia Delfina – sono andati lì con un obiettivo, fare pressioni e mantenere lo status quo». Basti pensare al presidente stesso della Conferenza, Sultan Al Jaber, amministratore delegato di Adnoc, la compagnia che gestisce l’estrazione del petrolio di Abu Dhabi: «È come se si affidasse a Marlboro una campagna su come migliorare le condizioni di salute delle persone», il commento di Delfina.
«Questa è l’ennesima conferenza in cui si dichiarano cose che poi, di fatto, non possono essere raggiunte. Noi dobbiamo continuare a protestare e a fare pressione, a scendere per strada per chiedere, anzi pretendere, ciò che davvero può portare a metterci in sicurezza, che sembra ancora uno scenario molto distante», ribadisce l’attivista di Ultima Generazione.
Il giudizio finale su quanto stabilito dai potenti del mondo riunitisi per discutere di clima negli Emirati Arabi Uniti è dunque piuttosto deludente. Anche se l’accordo raggiunto può essere definito “storico” perché, per la prima volta, mette nero su bianco la necessità di ridurre i combustibili fossili, non fa comunque riferimento a una possibile loro eliminazione, né obbliga i Paesi ad alcun tipo di azione concreta. «A livello di fatti, sono solo parole che non avranno alcun peso reale nella vita di tutti i giorni. Questo accordo non cambierà nulla», conclude Delfina.
Leggi anche: Il futuro della terra è più green