L’8 gennaio è scaduto il bando per partecipare alla seconda edizione del premio di laurea “Francesco Valdiserri”, ragazzo travolto da un’auto su un marciapiede di Via Cristoforo Colombo, mentre camminava con un amico, la notte fra il 19 e il 20 ottobre 2022. Il premio è rivolto a laureati e laureate delle università del Lazio che hanno presentato una tesi negli ambiti della musica e del cinema, le più grandi passioni di Francesco insieme alla Roma. Al vincitore andrà una borsa di studio di 2.500 euro “per incentivare e sostenere la ricerca scientifica”, finanziata dal Corriere della Sera, giornale per cui lavorano i genitori del ragazzo, Luca Valdiserri e Paola Di Caro. Il premio sarà consegnato durante “Obiettivo 5”, manifestazione sulla parità di genere organizzata dalla Sapienza e dal quotidiano nei primi giorni di marzo 2024.
La Sapienza di Roma, l’università più grande d’Europa, era l’ateneo di Francesco. C’è poca gente al bar sotto il monumentale portico razionalista che dà su Piazzale Aldo Moro. Le tende di chi protestava contro il caro affitti non ci sono più. Il viale che conduce al rettorato, dedicato a Piero Gobetti, movimentato durante il periodo di lezioni, oggi è semideserto. Siamo in sessione d’esame e solo le chiacchiere di pochi gruppetti di studenti e studentesse interrompono il silenzio. Anche la statua della Minerva è nascosta da un’impalcatura da restauro. Tanto meglio: chi è sotto esame non correrà il rischio di incrociare il suo sguardo, che, secondo una tradizione, porta sfortuna negli studi.
Nonostante i divieti, l’asfalto ai piedi della scalinata di Lettere e Filosofia è ricoperto di coriandoli. La gioia della laurea non conosce freni. Francesco Valdiserri percorreva questa strada durante il suo unico anno di università.
Fra i giovani che rollano sigarette, ridono e si confrontano sull’ultimo argomento studiato, tenendo lo zaino o la borsa di tela su una spalla, in pochi ricordano il suo nome. «Non mi dice niente», «non so chi sia», «non lo conosco», sono alcune delle risposte dei ragazzi alla domanda «chi era Francesco Valdiserri?». Non sono neanche a conoscenza dell’esistenza del premio, come non lo sono molti docenti: dal solitario professore di musicologia, rintanato nel suo studio al quinto piano, scendendo fino al piano interrato, nella gipsoteca, il museo delle statue di gesso. Qui, al rinfresco che segue l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Scuola di dottorato in Archeologia, le voci si confondono, ma le risposte sono le stesse e si fanno più sbrigative.
Davanti ai distributori automatici, accanto all’aula V del primo piano, però, una ragazza si ricorda di lui. È bionda, ha i capelli corti e una larga sciarpa al collo. «Sì, abitava vicino casa mia», dice. La Garbatella, il quartiere di Francesco, non l’ha dimenticato. Qui, all’incrocio fra via Cristoforo Colombo e via Alessandro Severo, a pochi metri da dove è morto, il comune gli ha dedicato un centro sportivo.
Lo sport, gli studi umanistici, la musica e il cinema. Lo studente che riceverà il premio “Francesco Valdiserri” avrà anche la responsabilità di tenere vive le tante passioni che animavano questo ragazzo di diciotto anni.