Esclusiva

Gennaio 11 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 15 2024
Il true crime come fenomeno virale, la storia di Gypsy Rose Blanchard

Gypsy Rose è stata scarcerata il 28 dicembre 2023 dopo 8 anni di detenzione per l’omicidio della madre

«Sto ancora imparando cosa mi è successo anche attraverso altre persone, perché mia madre mi ha tenuto così lontano da tutti», è ciò che racconta Gypsy Rose durante una delle registrazioni del suo documentario “The Prison Confessions of Gypsy Rose Blanchard”. È il 2021 e la ragazza indossa un’uniforme detentiva verdastra all’interno del carcere Chillicothe Correctional Center, in Missouri. Ora è una donna libera: dopo aver scontato 8 anni per l’omicidio di secondo grado della madre, è stata scarcerata lo scorso 28 dicembre. In questi giorni appare su tutti i giornali e programmi televisivi americani, da The View a Good Morning America. Lei è diventata già virale sui social, dove si presenta come “Public Figure/Speaker, Autor, Advocating Awareness of Munchausen by Proxy”. I suoi milioni di followers testimoniano il particolare interesse per il true crime, nato come genere letterario sulla ricostruzione di crimini ed omicidi, ma che sta ottenendo maggiore diffusione grazie all’uscita di podcast e serie tv.

Chi è Gypsy Rose

Nata nel luglio 1991 in Missouri, ha sempre vissuto con la madre Claudine, meglio conosciuta come Dee Dee, l’unica costante nella sua vita. La mamma, ex infermiera, si accorge che la figlia soffre di apnea notturna fin da quando è neonata. Da lì un crescendo di problemi, la bambina entra ed esce dall’ospedale: asma, epilessia, leucemia e distrofia muscolare la costringono su una sedia a rotelle. La madre è sempre accanto a lei per aiutarla, diventando un emblema di dedizione e amore per la comunità locale.

La storia, finita sotto l’occhio dei media, diventa virale e attira l’attenzione di associazioni benefiche che decidono di aiutare Dee Dee e sua figlia. Viaggi, regali e persino una nuova casa a Springfield, in Illinois, donata dall’organizzazione non profit Habitat for Humanity, restituiscono alle due un po’ di sollievo.

Gypsy matura, però, dei dubbi sulle sue reali condizioni di salute: non fa chemioterapia, ma la madre continua a rasarle i capelli. Riesce a respirare e mangiare in autonomia, ma in pubblico è costretta ad usare una bombola d’ossigeno e il sondino gastrico. Alle domande della figlia, Dee Dee risponde con la violenza e l’isolamento dal resto della famiglia.

A questo punto alla ragazza non rimane molto altro, non ha amicizie e non frequenta la scuola, perché la madre non l’ha iscritta a causa del presunto ritardo mentale. L’unica finestra sul mondo che Gypsy trova è Internet, una via d’uscita dalla sua prigione personale. Non senza le resistenze della mamma, che un giorno la ammanetta al letto dopo averla vista mandare messaggi online.

L’omicidio della madre

Una svolta arriva nel 2012, quando Gypsy si fidanza con Nicholas Godejohn, ventenne con un disturbo borderline della personalità conosciuto su un sito di incontri per cristiani. Lei gli confida i maltrattamenti ricevuti e insieme decidono di elaborare un piano per conquistare la libertà: uccidere Dee Dee.

I due riescono ad incontrarsi nel 2015 e, dopo il primo appuntamento al cinema, il secondo sarà il giorno del matricidio. La notte del 14 giugno 2015, Nicholas entra in casa di Gypsy per uccidere la madre con 17 coltellate, mentre la fidanzata è nascosta in bagno. “That Bitch is dead”, annuncia la figlia con un post su Facebook.

I due fuggono in Wisconsin, dove vengono arrestati. Solo con la confessione della ragazza la verità viene svelata: Dee Dee ha inflitto sofferenze alla figlia con la somministrazione di farmaci ed anestetici, ingannando anche i medici. Claudine soffriva della Sindrome di Münchausen per procura o disturbo fittizio imposto, malattia mentale che spinge chi ne è affetto a provocare in un’altra persona sintomi di patologie inesistenti.

Grazie alle attenuanti e alla buona condotta, Gypsy ha ottenuto uno sconto di pena, mentre Nicholas è stato condannato all’ergastolo per omicidio di primo grado.

Gypsy Rose star del true crime

L’opinione pubblica non ha mai visto in lei una carnefice. Tra la singolarità della storia e l’attenzione mediatica sul true crime, Gypsy è diventata un fenomeno social subito dopo il suo rilascio, celebrato sul suo account Tiktok da 9,6 milioni di followers. Sulla stessa piattaforma la ragazza ha condiviso il teaser del suo documentario, già rilasciato su Lifetime e Primevideo, ma non ancora disponibile in Italia. Le sue confessioni dal carcere sono per lei un modo per approfondire e riappropriarsi della sua vicenda personale, in un racconto aperto tra dipendenze, cicatrici ed espiazione del dolore.