Con l’approvazione del Senato, il disegno di legge sull’autonomia differenziata per le Regioni a Statuto ordinario approda alla Camera. Il ddl del ministro degli Affari regionali Roberto Caldiroli propone una legge procedurale che andrebbe ad attuare la riforma del Titolo V della Costituzione introdotta nel 2001, con l’obiettivo di ridurre le materie di competenza esclusiva e concorrente – cioè insieme alle Regioni – dello Stato.
Non è la prima volta che viene proposta una riforma del genere. Nel 2017, i cittadini di Lombardia e Veneto hanno votato a favore di una maggiore autonomia, che non si è concretizzata con i disegni di legge redatti negli anni successivi. Eppure, come rivela un sondaggio del Corriere della Sera, ancora quasi tre italiani su dieci non conoscono i dettagli dell’autonomia differenziata.
LE MATERIE
Sono ventitré le materie in questione, che vengono citate al terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione e che verrebbero delegate alle Regioni a Statuto ordinario (tutte, eccetto Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna e la Sicilia). I governi regionali potranno quindi trasferire le funzioni agli enti amministrativi, come i Comuni, le città metropolitane e le province.
Nell’elenco rientrano l’istruzione, la salute, la sicurezza sul lavoro e la tutela dell’ambiente, ma anche i rapporti internazionali con l’Unione europea delle Regioni, la Protezione civile e il coordinamento della finanza pubblica.
I LEP
Il nodo centrale della riforma è rappresentato dai “Livelli essenziali delle prestazioni” (Lep), degli standard minimi garantiti a livello nazionale per evitare che la gestione decentralizzata delle materie crei disparità nei territori. Prima che le Regioni possano richiedere l’autonomia dovranno essere decisi i livelli per ogni settore e, per farlo,è stata istituita con la legge di Bilancio un’apposita cabina di regia, che avrà due anni di tempo dall’entrata in vigore del ddl.
LE REAZIONI
Il disegno di legge prevede che la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e di conseguenza dei Lep, avvenga a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione negli ultimi tre anni.
È per questo che i partiti dell’opposizione hanno ribattezzato il ddl lo ‘Spacca-Italia’ e hanno annunciato di essere pronti ad un referendum abrogativo. La ripartizione di queste risorse porterà a «certificare che ci sono cittadini di serie A e di serie B» secondoElly Schlein. «Chi è al Sud farà ancora più fatica ad accedere ai diritti fondamentali – ha detto la leader del Partito democratico – Meloni vuole passare alla storia per essere la presidente del consiglio che ha spaccato l’Italia». Nelle Regioni meridionali, soprattutto in Calabria e in Puglia, si sono tenute le proteste dei sindaci contro la riforma, che per Antonio Decaro (presidente di Associazione nazionale Comuni italiani e sindaco di Bari) «dividerà il Paese».
Il ministro Calderoli, durante la presentazione del provvedimento in Senato, ha risposto spiegando di aver «cercato soltanto di attuare la Costituzione rispetto a quello che c’eragià. Quando mi viene detto che il mio è un ddl ‘Spacca Italia’, io dico: “Guardate che l’autonomia differenziata non è nel mio disegno di legge, ma è dentro la Costituzione che avete fatto voi” (riferendosi al Titolo V del 2001 approvato dal centro-sinistra, ndr). Dicono che voglio incrementare i divari nel Paese, ma sono otto mesi che chiedo che mi dicano articolo, comma e riga dove c’è questo peggioramento e l’incremento dei divari», ha concluso Calderoli.