Poggiare l’orecchio sulla pietra e sentirla cantare, toccarla e vederla vibrare. Sembra assurdo, eppure in Sardegna, c’è qualcuno che è riuscito in questa impresa: basta solo qualche ora all’interno del Giardino Sonoro di San Sperate, un paesino a 10 minuti da Cagliari, per assistere all’arte di Pinuccio Sciola.
L’artista famoso in tutto il mondo, scomparso nel 2016, ha raccolto nell’agrumeto di famiglia tutte le sue opere. Oggi a portare avanti il suo lavoro ci sono i tre figli, Chiara, Tommaso e Maria, che con la Fondazione Sciola danno continuità e futuro alle sue creazioni.
Maria Sciola, la figlia più piccola, che si occupa di curare il giardino e di accompagnare i turisti in un percorso sensoriale ogni giorno, racconta: «È un museo a cielo aperto dove all’interno troviamo oltre 700 opere, alcune delle quali monolitiche. I principali materiali che utilizzava mio babbo erano calcare, basalto e granito per liberare la voce delle pietre o la loro luce».
Per riuscire a ottenere un suono dalla roccia Sciola, infatti, utilizzava solo una pietra locale che poi veniva trattata attraverso l’incisione di alcune linee: anche iconograficamente, dunque, l’artista rendeva omaggio alla sua terra creando oggetti che rimandavano ai megaliti preistorici ritrovati in Sardegna.
Ottenere musica da un masso non è quindi un’utopia, bensì una realtà tangibile: «Ogni anno abbiamo 20.000 visitatori, in quello che diviene un percorso senza tempo e senza direzioni, dove il fruitore è portato a interagire con l’opera in tutti i sensi» – racconta Maria – «quindi dalla mano all’orecchio, facendo diventare l’opera ancor più accessibile per i non vedenti o per i sordi. È un’arte davvero per tutti, per tutte le culture e per tutte le età».
La guida continua spiegando che l’obiettivo è quello non solo di ricordare il papà ma far rivivere quello che ha creato: «Noi come figli e come fondazione abbiamo la missione di portare avanti questa eredità, non solo materiale, ma anche filosofica. Uno dei grandi sogni è quello di riaprire al pubblico la casa museo che venne conosciuta per aver ospitato vari artisti, jazzisti e intellettuali come Jerome Richardson, Guccini e Benigni».
L’arte è a 360° gradi a San Sperate, e proprio per la sua fama di essere un paese museo, Pinuccio la scelse per celebrare Sant’Arte, un festival di arti visive e performative che purtroppo non ha mai visto prendere forma. Oggi questo evento ha raggiunto l’ottava edizione.
«Questa manifestazione è il nostro grande omaggio a Pinuccio e lo si celebra l’ultimo weekend di maggio. La bellezza è quella di mettere in contatto artisti e performer con la comunità, lo spazio e l’ambiente» – spiega Maria Sciola – «per me portare avanti la filosofia e l’eredità di mio babbo è una missione ma anche una passione, speriamo che questo patrimonio viva oltre».
E proprio nella lapide dell’artista c’è una frase che lo rappresenta appieno e che lui citava sempre nel corso della sua vita: “Pinuccio nato da una pietra, amante dei fiori, dell’acqua e della terra”. Una frase che oggi vediamo vivere in ogni pietra che suona. Meglio di uno strumento musicale.
Per approfondire: Uno e tutto, l’arte diventa ambiente