Atmosfera vivace nel centrodestra. Dalle contestazioni a Napoli ai dubbi sulla eleggibilità nella circoscrizione del Centro – il codice militare gli impedirebbe di presentarsi dove ha lavorato – per Roberto Vannacci sono giorni difficili. Maurizio Gasparri di Forza Italia, raggiunto al telefono, non vuole dare giudizi per evitare di «innescare polemiche»: con lui «nessuno spostamento a destra dell’asse della coalizione, noi puntiamo a un’area moderata per allargare il perimetro. Se viene frainteso? Mi sembra una questione di inesperienza. Credo che la politica non sia una cosa che si improvvisa, per il resto ognuno è libero di fare quello che vuole». Anche da Fratelli d’Italia fanno sapere che «non entrano nelle scelte degli alleati», ma diversi big non hanno apprezzato le ultime uscite del generale, da Tommaso Foti a Ignazio La Russa.
Accolto nelle liste della Lega, «sono un indipendente» ci tiene a sottolineare lui, è stato fortemente voluto da Matteo Salvini, molto meno da altri. La dimostrazione plastica del malcontento leghista è la tappa romana del tour di presentazione di “Controvento”, l’ultima fatica letteraria del “Capitano” che per la prima volta condivide il palco con il neo-candidato. Al Tempio di Adriano, a due passi da Palazzo Chigi, mancano all’appello i capigruppo di Camera e Senato, i governatori del nord, il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, tra i più contrari alla candidatura: «Non condivido, non è della Lega», aveva detto nei giorni scorsi. Resistono solo i salviniani di ferro. In prima fila c’è Claudio Durigon, sottosegretario, l’unico del governo insieme al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. E’ tra i più salutati dopo l’imprenditore leghista Antonio Angelucci, recordman di assenze in parlamento. Si intravede Laura Ravetto: «Sono qui per il segretario», taglia corto la deputata. «Nessuno ci ha mobilitato, me ne sono accorto guardando su X mentre ero in ufficio. Si sapeva ma non è che ci è stato detto di essere tutti presenti perché importante», precisa il senatore Claudio Borghi fresco di candidatura, «Quando sono entrato io qualcuno mugugnava, ma si vince se il partito si allarga. Le frasi di Vannacci sui disabili? Non le ha dette, sono andato a vedere l’articolo».
Primo difensore della scelta è Andrea Crippa, braccio destro di Salvini: «divisivo perché dice cose scomode, siamo nati scomodi e continueremo a essere scomodi». Poi lancia l’endorsement, «Il 90% di quello che dice lo penso anch’io, sarà la mia preferenza maschile. Non è un calcolo elettorale, è un’idea d’Europa diversa». Nonostante i malumori, infatti, contro Bruxelles, «il tempio dell’ipocrisia, del politicamente corretto, del bagno gender», Salvini è deciso a scatenare il generale in doppiopetto. Anche se oggi sembra tutto «una paccottiglia l’identità dei popoli esiste», rilancia Vannacci mentre ringrazia il leader leghista per la candidatura, «Ti auguro più delle 300mila copie del mio primo libro». Non certo dell’ultimo, “Il coraggio vince”, fermo a 15mila.