Una fiaccolata sotto il rettorato dell’Università Roma Tre per rendere onore alle vittime dei bombardamenti israeliani. Per ricordare, soprattutto, che i giovani palestinesi oggi sono privati anche del diritto allo studio. C’è molta rabbia nelle rivendicazioni di Cambiare Rotta, l’organizzazione giovanile comunista che ha preparato l’evento. Ma attorno alle 18, l’ora dell’appuntamento, di fronte alla facciata in vetro del rettorato ci sono appena sei giovanissimi, quasi tutti appartenenti all’organizzazione. Ad essere molto più nutrita è la schiera dei giornalisti, che compaiono a decine ancor prima che l’evento cominci. A poca distanza dall’università, una camionetta della Polizia con quattro agenti tiene sotto controllo la situazione. Mentre davanti al rettorato, un gruppo di persone, tra cui un Carabiniere in divisa, osserva con attenzione lo svolgersi degli eventi. Il timore è che la protesta possa infiammarsi e, alla fine, gli addetti stampa e le forze dell’ordine superano di gran lunga il numero di manifestanti.
Il motivo delle proteste, tra gli altri, è ricordare il quinto mesiversario dell’omicidio di Sufyan Tayeh, il rettore dell’università islamica di Gaza. In gioco, questo è il mantra, c’è il futuro di migliaia di ragazzi e ragazze come loro. Carlotta, studentessa di Roma Tre 19enne e membro di Cambiare Rotta, dice: «Anche la mia Università deve prendere posizione sugli accordi che ha con Israele, che vanno interrotti». Il dito è puntato contro Med-Or, la fondazione di ricerca creata da Leonardo Spa nel 2021. Al comitato scientifico del progetto, che prevede la collaborazione delle università italiane con quelle israeliane, hanno infatti aderito il rettore di Roma Tre Massimiliano Fiorucci e due docenti. Ed è proprio contro di loro che si sollevano le critiche principali.
A spiegare a fondo il significato della protesta è anche il professor Pasquale De Muro, che insegna al Dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre e che ha dato aperto sostegno alle rivendicazioni dei ragazzi. «Non vogliamo interrompere tout court qualsiasi collaborazione con Israele – sottolinea di fronte al sit-in – in realtà tutto è partito da un bando del Ministero degli Affari esteri che finanzia progetti riguardanti temi specifici». Il problema, spiega De Muro, è che il bando di cooperazione scientifica stipulato con Israele prevede degli «argomenti di ricerca “dual use”, ovvero di tecnologie con doppio utilizzo: militare e civile. In un periodo di guerra come questo, finanziare un intervento di questo tipo mi sembra poco opportuno».
«Per ora Roma Tre non è nel mirino, forse lo sarà. Siamo comunque solidali con gli studenti de La Sapienza, che più volte si sono ritrovati sotto i manganelli e le cariche», il commento di Carlotta. La giovane, subito dopo aver parlato con i giornalisti, raggiunge gli altri per la preparazione dello striscione, che alla fine recita: «Stop allo scolasticidio! Costruiamo il boicottaggio accademico! Fiorucci hai le mani sporche di sangue. Roma 3 fuori da Med.or: stop agli accordi! Verso il senato accademico del 22 maggio». L’ultima frase, che suona come una promessa, viene ribadita da Josip Nicolai di Cambiare rotta durante il suo accorato intervento: «Vogliamo dire basta al genocidio e lo continueremo a dire fino al Senato accademico, quando torneremo qui sotto e sarà meglio che ci ascoltino, perché altrimenti continueremo sempre di più. Non vogliamo essere parte di un’università che continua a sporcarsi le mani di sangue».
Verso sera, i giovani di Cambiare rotta danno inizio alla “fiaccolata”, che consiste nell’accensione di qualche fumogeno che colora subito di verde l’ingresso del rettorato. I pochi presenti si sono fatti vedere e sentire. Ed era proprio questo, in fondo, l’obiettivo.
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