Classe ’91, milanese. Lo scorso venerdì, Ambrogio Beccaria ha tagliato per primo il traguardo della The Transat CIC Class 40, regata oceanica in solitaria tra le più prestigiose al mondo.
11 giorni, 16 ore, 17 minuti, 55 secondi, 3280 miglia. È una vittoria storica per il trentaduenne, che entra di diritto tra i grandi marinai oceanici. In passato, nel 1996 e nel 2008, la gara era stata vinta da Giovanni Soldini, skipper italiano di fama internazionale, ricordato anche per la vittoria nella regata Around Alone nel 1999-2000, circumnavigando il globo da solo.
Beccaria è nato lontano dal mare, lo sognava tutto l’anno e, alla fine, ha imparato a conoscerlo come casa. Nel 2019 diventa il primo italiano a vincere la Mini-Transat, competizione in solitaria che attraversa l’Oceano Atlantico a bordo di imbarcazioni di 6,5 metri. Dal 2022 raggiunge traguardi importanti sulla sua barca “Alla Grande – Pirelli” e, nel 2023, vince la Transat Jacques Vabre, la regata più importante dell’anno. Per Beccaria si tratta dunque della quarta vittoria di fila, considerando anche la Normandy Channel Race 2023 e la 40^ Malouine Lamotte.
La barca è figlia del primo progetto di vela oceanica interamente italiano, sfida di innovazione e ricerca tecnologica. La scelta di costruirla è stata una sfida verso i navigatori francesi, campioni indiscussi della vela d’altura. Il disegno dello scafo di “Alla Grande – Pirelli” è stato concepito dai progettisti navali Gianluca Guelfi e Fabio D’Angeli, la costruzione presso il cantiere genovese Sangiorgio Marine di Edoardo Bianchi, con il coinvolgimento di un maestranze locali.
Beccaria ha iniziato facendo regate sul lago di Como a 14 anni, poi la laurea in ingegneria nautica che, come ha precisato più volte, lo aiuta con il metodo scientifico. Con questa impresa epica ha lasciato un segno indelebile nella storia della vela. Vento instabile, correnti sfavorevoli, onde e dure condizioni di navigazione non l’hanno fermato. Un fulmine abbattutosi a pochi metri dalla sua barca ha causato problemi tecnici alterandone la resa, ma è riuscito a recuperare le 80 miglia che aveva perso in 24 ore. La lotta con il suo avversario francese Ian Lipinski è stata sofferta, il vantaggio è cambiato almeno cinque volte, ma “Bogi” ha affrontato la Transat CIC Class 40 con grande determinazione e coraggio. Nella fase finale della traversata, Ambrogio ha scelto di navigare leggermente più a sud, riuscendo così a rimanere all’interno, navigato di bolina risalendo il vento fino all’arrivo, a 110 miglia da New York, dove Beccaria è riuscito a mantenere un controllo totale sulla situazione. Ha dimostrato straordinaria capacità di resistenza e profonda conoscenza delle condizioni marine, che gli hanno permesso di scegliere le strategie vincenti lungo tutto il percorso.
Anche la gestione della fatica e dei tempi di riposo diventano una sfida in gare come questa, persino scegliere quando dormire diventa fondamentale. Domare le onde e affrontare da solo le difficoltà in una barca Class 40 è un’impresa che complica i giorni di navigazione. «La paura è molto più animale e irrazionale come stato d’animo, nel senso che in quei momenti lì sei una bestia dell’oceano e quando sei in mezzo al mare viene fuori. Più riesci ad ascoltare questa parte di te stesso, più riesci a non andare nel panico, ma ad affrontarla».
Ambrogio Beccaria è senza dubbio uno dei migliori navigatori italiani di tutti i tempi e il suo nome sarà per sempre associato alla gloria della vela.
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