Attorno alle 13 di sabato 1 giugno – sotto al palco blu dove di lì a poco si chiuderà la campagna elettorale di Fratelli d’Italia – sono già arrivati i sostenitori più convinti. L’inizio dei comizi è fissato alle 14 e su Piazza del Popolo batte un sole cocente. Appoggiato alle transenne, c’è un uomo vestito da Garibaldi che – con un piccolo mazzo di fiori in mano e un sigaro in bocca – dice: «Vengo dal Cilento, sono qui per Giorgia», poi lancia una stoccata all’Europa che deve ascoltare «le esigenze dell’Italia» e non pretendere il contrario. Il ritornello che risuona è un coro di elogio alla presidente del Consiglio. La galassia di presenti è eterogenea: ci sono giovani, adulti, persino bambini venuti con i genitori.
Due ragazzi di Lecce, uno di 32 anni, l’altro di 15, sono nelle primissime file. Il primo racconta: «Sono un ex elettore di Forza Italia, ma non mi riconosco più nel loro programma. Credo che dopo il grande Silvio, oggi ci sia una grande Giorgia, che ha ridato orgoglio a questo Paese. È finito il tempo delle chiacchiere e dei brogli di palazzo». Il più piccolo aggiunge: «Sono qui anche se non posso votare, seguo la politica e mi riconosco da sempre nelle idee di destra. Ho visto il post dell’evento di oggi, quindi dopo scuola ho detto “perché no?”. E sono venuto». Interrogato su cosa apprezzi della leader di FdI, non ha dubbi: «Di Giorgia mi piacciono il carattere, le idee e come comunica».
Sono in tanti a dirsi conquistati dalla personalità di Giorgia Meloni, molti meno coloro che argomentano la preferenza con motivazioni politiche. Anche Giancarlo, bergamasco ma con una maglia della Garbatella, il quartiere in cui la Premier è cresciuta, dice: «Sono qui per lei, l’unica, immensa Giorgia…grande personalità». Quando però gli viene chiesto quale sia la battaglia politica che più l’ha conquistato, viene colto da un momento di esitazione: «Dobbiamo tornare molto indietro per trovare un Governo che è durato già così tanto, un anno e mezzo…». Poi, dopo poco, l’illuminazione: «Ha gestito bene l’immigrazione e il caos del Superbonus».
Mentre la piazza si riempie, dietro le prime file, tre signore romane sulla sessantina con addosso cappellini con scritto “Orgoglio italiano” – distribuiti nei gazebi a destra del palco assieme alle bandiere – dicono: «Siamo qui solo per Giorgia». Dopodiché, spiegano a turno il motivo del loro sostegno: una è conquistata dai «valori che porta avanti, fondamentali per la nostra identità», un’altra dalla «lealtà, schiettezza e coraggio» della Premier, la terza dal suo «valorizzare le donne» che con Giorgia «sono tornate al primo posto». «E che donna – aggiunge – altro che Elly Schlein, del tutto impreparata».
Nelle retrovie, in attesa dell’inizio dell’evento, c’è una famiglia con due bambini: «Veniamo da Bari – dice il padre – siamo qui per Giorgia. Apprezziamo la serietà delle sue intenzioni e la sosteniamo sin dall’inizio». Poco più lontano, un uomo sulla settantina regge un grosso cartello tricolore con scritto: “Giorgia Montecassiano ti saluta”. E spiega: «Son venuto qui da Montecassiano, provincia di Macerata, uno degli otto borghi più belli d’Italia. Della sua politica mi piace tutto». Non particolari specifiche in questo senso: la stima nasce dalla capacità che la presidente del Consiglio ha avuto di affermarsi, considerato «da dove è venuta e dove è arrivata». Una signora lì vicino aggiunge: «Ho apprezzato molto il siparietto con De Luca, ha fatto bene a rispondergli…l’ho ammirata».
Alle 14, l’evento comincia. I primi a intervenire sono i candidati sindaci delle città che si preparano al voto. Nel frattempo, tra il pubblico, ad attirare di più l’attenzione è il passaggio del capogruppo alla Camera Tommaso Foti prima e quello del ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo. Poi, salgono sul palco Foti stesso, seguito dall’omologo al Senato Lucio Malan, dal capodelegazione di FdI al Parlamento europeo Carlo Fidanza e, in ultimo, dal presidente dei Conservatori europei Nicola Procaccini. La folla, però, sembra solo in trepida attesa della sua beniamina. Al suo arrivo, il boato più forte. Seguito dal coro: «Giorgia! Giorgia! Giorgia!». Meloni risponde con un balletto. È sempre lei, la donna del popolo.
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