Esclusiva

Giugno 5 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 10 2024
Giuseppe Conte: «Fermiamo la follia delle armi. Per battere la destra servono lealtà e rispetto»

L’intervista al presidente del M5S Giuseppe Conte tra pacifismo, ambientalismo e futuri equilibri del Centrosinistra

«Bisogna fermare questa follia». A meno di una settimana dalle elezioni europee, l’appello più accorato del presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte resta quello contro l’invio di armi in Ucraina, specie dopo «l’ultimo orribile massacro a Rafah». Non manca la stoccata dell’ex premier ai leader che si sono candidati pur sapendo di non poter andare al Parlamento europeo, che hanno «preso in giro gli elettori». Poi, la dovuta specifica sugli equilibri del Centrosinistra, perché in Europa non sono in gioco «le sorti di un singolo leader». E per un’alternativa alla destra davvero vincente «servono lealtà e rispetto reciproco».

Presidente Conte, alle elezioni europee uno dei cardini del programma del Movimento Cinque Stelle rimane il pacifismo. Si sente solo in Italia e in Europa in questa lotta?

«Il M5S da subito ha sollevato la necessità di far tacere le armi e investire sul negoziato di pace, tanto in Ucraina quanto in Medio Oriente. Siamo stati attaccati da tutti per questo. Ma a chi ha assunto tale postura, a cominciare da Giorgia Meloni, chiedo: cosa ha portato finora questa linea bellicista? Il mercato delle armi si è ingrassato grazie all’escalation militare, mentre ogni giorno aumenta il numero di morti e feriti. Dallo scoppio della guerra in Ucraina sono stati uccisi almeno 600 bambini e più di 1.350 sono rimasti feriti. L’ultimo orribile massacro a Rafah è sotto gli occhi di tutti. Nonostante ciò, continuiamo a sentire dichiarazioni – come quelle di Stoltenberg e Borrell – che non fanno altro che avvicinare le lancette dell’orologio allo scoppio della Terza guerra mondiale. Bisogna fermare questa follia. L’hashtag “pace” che abbiamo inserito nel nostro simbolo non è un orpello, ma l’indicazione della mission che tutti gli europarlamentari del Movimento porteranno avanti. Saranno costruttori di pace. L’alternativa è possibile: ci collocheremo nel campo dei progressisti e daremo una svolta».

Ambientalismo e lavoro restano tra i temi più sentiti dai giovani

«Ne siamo consapevoli. Mentre dovremmo concentrare gli sforzi su come soddisfare la sempre più elevata richiesta di competenze green, stiamo passando dalla transizione ecologica a quella militare. Non possiamo permetterlo». 

Qual è in questo senso il programma del Movimento? Quali le soluzioni proposte?

Noi proponiamo un Energy recovery fund per finanziare le energie rinnovabili, l’abolizione del meccanismo di sostegno per le fonti fossili e norme contro il consumo e l’inquinamento del suolo e per una maggiore tutela dei diritti degli animali. Sul fronte lavoro, il M5S ha un pacchetto di proposte concrete che comprende il salario minimo legale, la riduzione dell’orario di lavoro – da 40 a 32 ore settimanali – a parità di salario, una direttiva europea sul reddito di cittadinanza, Serve un grande momento di rottura in Europa. Noi siamo pronti». 

Per le elezioni ha deciso di non candidarsi e di non inserire il suo nome nel simbolo. Cosa pensa dei leader che invece si sono candidati? Questa scelta li premierà? Si è pentito di non averlo fatto?

«Nessun pentimento. Anzi. Probabilmente mettere il mio nome sulla scheda ci avrebbe dato un vantaggio, ma avremmo preso in giro gli elettori come hanno fatto altri leader, inclusa Giorgia Meloni, che si sono candidati pur sapendo già che da eletti non andranno al Parlamento europeo. Nel M5S, invece, se si viene votati poi bisogna essere conseguenti e portare a termine il mandato, senza scorciatoie né trucchetti. La stessa linea della fermezza l’abbiamo tenuta per ciò che riguarda i candidati. Gli acchiappavoti li abbiamo lasciati agli altri partiti, preferendo figure di alto valore etico e morale come Giuseppe Antoci, Ugo Biggeri, Pasquale Tridico, Carolina Morace. Non abbiamo secondi o terzi fini: il nostro unico obiettivo è cambiare e migliorare la politica».

Crede che le elezioni Europee potranno essere un banco di prova anche per la politica nazionale? C’è in gioco il ruolo da leader del Centrosinistra?

«Sul punto sono stato chiaro fin da subito: l’8 e 9 giugno in ballo c’è il futuro dell’Europa e non le sorti di un singolo leader. Da una parte ci sono i partiti di destra che hanno abbracciato l’austerità, i tagli ai servizi essenziali – scuola, sanità, welfare – e la sfrenata corsa al riarmo. Dall’altra c’è il M5S che fin dal primo giorno lavora per una svolta di pace, per dare risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori, ai giovani, alle donne. Noi siamo quelli che hanno lottato e vinto per il Recovery Fund. Gli altri cosa hanno fatto per l’Italia in Europa? Glielo dico io: solo danni, come la riforma del Patto di stabilità che ci costerà 13 miliardi l’anno di nuovi tagli e tasse. Siamo ad un bivio e la più grande sconfitta sarebbe lasciare che siano altri a decidere per noi, per questo dico agli italiani e soprattutto ai ragazzi: andate a votare».

Si è parlato molto di campo largo, che si realizza solo ad intermittenza. Secondo lei questa è l’unica via alternativa alla destra?

«Per noi la strada è il “campo giusto”. Il M5S lavora costantemente per realizzarlo, senza mai venire meno ai suoi valori fondanti. Non siamo interessati a fare cartelli elettorali che rischiano di deragliare il giorno dopo: per noi il presupposto è un confronto serio sui temi, al fine di dare vita a progetti credibili com’è avvenuto in Sardegna. Proprio a proposito di temi, faccio notare che – seppur con estremo ritardo – il Partito democratico ha sposato moltissime nostre battaglie storiche: penso al RdC, che nella scorsa legislatura vide i dem contrari, o al salario minimo. Oggi le cose sono cambiate, ma se si vuole realmente battere questa destra servono lealtà e rispetto reciproco».   

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