Matteo Renzi alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno si presenta con una nuova alleanza. Italia Viva, il suo partito correrà con + Europa, la formazione di Emma Bonino. L’ex sindaco di Firenze e Presidente del Consiglio sarà tra i pochi capi politici ad andare a Strasburgo, se eletto, con la lista “Stati Uniti d’Europa“. Determinato a «portare l’Italia al cuore dell’UE». Con lui non ci sarà il vecchio alleato Carlo Calenda che correrà da solo con la sua lista Siamo Europei.
Il presidente Macron ha lasciato intendere che non sarebbe sfavorevole all’invio di truppe in Ucraina. Qual è la sua posizione al riguardo?
«L’invasione criminale dell’Ucraina da parte della Russia non può lasciare dubbi su da che parte stia il torto e da quale la ragione. Per questo fin dal primo momento abbiamo sostenuto l’invio di armi all’Ucraina e le sanzioni alla Russia.
Allo stesso tempo, ho sostenuto che andasse nominato un inviato speciale, un leader, come Angela Merkel o Tony Blair, per instaurare una seria trattativa diplomatica.
La pace non può essere uno slogan da scrivere su un simbolo, come fa Giuseppe Conte. Perché quella pace significa la resa dell’Ucraina.
L’obiettivo da raggiungere è la pace giusta. E, venendo alla sua domanda, credo si debba evitare qualsiasi escalation. Per questo serve avviare il percorso verso gli Stati Uniti d’Europa: un esercito ma anche una diplomazia comune, via il potere di veto, elezione diretta del presidente della commissione. L’Europa deve poter tornare a contare nel mondo».
Quando lei era al governo aveva proposto la riforma costituzionale, poi non passata. Oggi pensa che i tempi siano più maturi per approvare il premierato di Meloni?
«La riforma Casellati non è la nostra riforma: è uno “schifezzellum” che creerà solo instabilità. E non mi sorprenderei se alla fine Giorgia Meloni tornasse indietro, magari virando verso il semipresidenzialismo alla francese.
Sono convinto che l’elezione diretta del premier sia la strada giusta e sono ancora convinto che quella riforma che tentammo nel 2016 servisse all’Italia: per questo avevamo dato la nostra disponibilità al dialogo. Purtroppo le nostre proposte di correzione sono rimaste inascoltate».
Meloni, Tajani, Calenda, Schlein li ha definiti “ladri di democrazia” perché non andranno in Parlamento se dovessero vincere. Lei servirà l’Europa o si dimetterà come loro?
«I leader che si candidano sapendo già che non andranno in Europa stanno rubando il voto dei cittadini. Vogliono contarsi, non contare. Espongono l’Italia a una figuraccia internazionale: solo nel nostro Paese c’è questa pessima abitudine.
Noi e gli altri candidati della lista Stati Uniti d’Europa se eletti andremo davvero a Strasburgo: è la condizione per essere candidati nella nostra lista, scritta nero su bianco nel documento programmatico».
Può spiegare perché si è opposto alla conferma della Von der Leyen?
«Ursula Von der Leyen ha fallito. Ha fallito in politica estera dove l’Europa non ha toccato e non tocca palla. Ha fallito con l’ ideologico green deal: un pacchetto di norme che fa perdere posti di lavoro e competitività alle nostre industrie senza proteggere l’ambiente.
Lavoreremo per portare Mario Draghi alla guida della commissione, come abbiamo fatto quando abbiamo mandato a casa Conte contribuendo a portare l’ex presidente della BCE alla guida del Paese. Un passaggio di cui vado molto orgoglioso».
Nel 2023 lei è stato per nove mesi il direttore editoriale del giornale “Il Riformista”. Come è stato “vivere dall’altra parte”? Cosa ha rappresentato questa esperienza per lei?
«Una bellissima esperienza che ricorderò sempre con affetto. Un quotidiano è un’esperienza incredibile: ogni giorno hai la responsabilità di confezionare un prodotto credibile. In tempi di disinformazione, questa è una responsabilità ancora maggiore. Sono stato fortunato perché ho avuto una redazione e dei collaboratori puntuali e preparati».
Se potesse chiedere consiglio sulla futura Europa a tre personaggi del passato, a chi chiederebbe?
«Luigi Einaudi, Alcide de Gasperi, Altiero Spinelli. Tre grandi europeisti».
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