Esclusiva

Giugno 5 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 10 2024
Nicola Zingaretti (PD): «Abbiamo bisogno di un’Unione utile alla nostra comunità»

Nicola Zingaretti (PD) corre per un seggio a Bruxelles dopo la capolista Elly Schlein in centro Italia, sarebbe il suo secondo mandato in Europa

Lo hanno paragonato a Bernie Sanders e Jeremy Corbyn, è stato europarlamentare, segretario del Partito Democratico (PD) e presidente della regione Lazio per due mandati. Oggi Nicola Zingaretti è candidato alle europee con il PD nella lista del centro Italia, vent’anni dopo la sua prima corsa per Bruxelles.

Il suo slogan recita “Un’Europa più umana che mette al centro le persone e il pianeta”, ma se eletto come pensa di farlo?

A Bruxelles vengono discusse alcune questioni fondamentali per le persone e la natura, bloccate con il veto dei paesi membri. Io penso che sia importante credere nell’Europa ma anche cambiarla radicalmente per ridarle la vocazione del 1957, un’Unione che si costruisce per essere utile alla nostra comunità.

Ci sono pochi under35 candidati alle Europee, nel Partito Democratico sono solo il 9.5%, come mai i giovani sono lontani da questo tipo di politica?

Queste elezioni con i collegi composti da cinque o sei regioni rendono molto difficile la competizione. Noi crediamo che sia fondamentale essere portatori di valori e programmi che aiutano le nuove generazioni e non li condannano alla schiavitù come la destra. Se vincerà la cultura dei nazionalisti non ci sarà futuro per i ragazzi e le ragazze. La destra ha in sé geneticamente un progetto contro le nuove generazioni.

Non crede che le candidature di persone quali Cecilia Strada e Marco Tarquinio possano confondere gli elettori? Hanno idee diverse dalla linea ufficiale del Partito in materia di difesa e diritti

Ma menomale! La democrazia italiana non può essere vissuta da partiti personali che sembrano sette dove ognuno la pensa allo stesso modo. Il PD ha una linea chiara ma è frutto di un pluralismo culturale e politico. Poi le critiche ci sono sempre, ci dicono “il PD non si apre”, poi “vi siete aperti troppo”, è una cosa insopportabile figlia di una subalternità culturale per cui quello che fa il Pd non va bene a prescindere. Il nostro non è mai stato un partito del leader, ma un partito che sì ha una guida ma dietro la quale c’è una ricchezza di identità, per me il sale della democrazia.

La segretaria Schlein ha scelto di candidarsi al centro e nelle isole, come Giorgia Meloni, e come la Premier ha invitato i cittadini siciliani a scrivere “Elly” sulla scheda. Così non fate il gioco delle destre?

Elly ha detto che se eletta non andrà a Bruxelles, non c’è nessun imbroglio. Chi la vota sa che ha compiuto un atto politico, tra lei e Giorgia Meloni c’è una distanza abissale.  La segretaria Schlein sta conducendo una campagna dove sono protagonisti il diritto al lavoro, l’aumento delle disuguaglianze, l’idea di un’Europa sociale che rifiuta le disuguaglianze. A differenza di Meloni, che attacca dai palchi la sua avversaria, Elly non fa uso di semplicismi e armi retoriche.

L’Unione Europea di Meloni e Von der Leyen è securitaria, strizza l’occhio alle destre ed esternalizza le frontiere, la sua invece?

I nazionalisti non hanno un’idea diversa di Europa dalla mia. Loro la vogliono proprio distruggere. Dobbiamo far capire ai ragazzi e alle ragazze che si ritrovano per la prima volta di fronte a questi movimenti ultranazionalisti che se rimarremo soli saremo spazzati via dalla storia, dalla competizione con Paesi che hanno 1 miliardo e mezzo di abitanti. Noi dobbiamo unirci all’insegna dei valori della pace, dobbiamo tornare a competere nel mondo. Dobbiamo difendere la nostra Europa dai nazionalisti cambiandola radicalmente.

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