Esclusiva

Giugno 5 2024
Matteo Salvini a Zeta: «Vannacci è un servitore dello Stato. In Ucraina serve buonsenso, non un’escalation militare»

Il leader della Lega punta su identità nazionale e diffidenza verso Bruxelles per riconquistare i voti persi negli ultimi anni

Sovranismo, sicurezza, lotta all’immigrazione clandestina: in queste elezioni europee il Ministro dei trasporti e Vicepremier Matteo Salvini mette in campo tutti i temi identitari della sua agenda. Dalle battaglie per il federalismo alla candidatura del generale Vannacci, Salvini è stato protagonista di una lunga stagione politica che ha visto molti cambiamenti. Ha trasformato la Lega in un partito nazionale, portandola a diventare una delle maggiori forze politiche del Paese nel giro di pochi anni, fino allo storico risultato delle europee 2019, quando raggiunse più del 30% delle preferenze.

Ciò che non sembra cambiato è il suo stile comunicativo semplice e diretto e una ostentata vicinanza al popolo, in contrapposizione a una sinistra che ha consenso soltanto «nelle ricche zone cittadine». Alla terza esperienza di governo, il segretario del Carroccio si prepara ad affrontare una prova elettorale importante, che stabilirà se la Lega si è ripresa dal calo di consenso degli ultimi tempi e proclamerà il vincitore del duello con Forza Italia per il titolo di secondo partito dell’esecutivo. La ricetta per fronteggiare questa sfida è un euroscetticismo racchiuso nello slogan che ha dominato i manifesti della sua campagna elettorale: più Italia, meno Europa.

Cosa pensa delle critiche e delle prese di distanza per la candidatura del generale Vannacci all’interno del suo stesso partito?

Vannacci è un servitore dello Stato e conquisterà tantissimi voti in tutta Italia: la sua è una candidatura indipendente. Ricordo che alle europee si possono esprimere fino a tre preferenze e le liste della Lega sono competitive in tutte le Circoscrizioni.

Come definirebbe una pace giusta in Ucraina?

Più passa il tempo, più la pace rischia di essere meno giusta soprattutto per il paese aggredito, l’Ucraina, e per gli interessi degli stati, tra cui l’Italia, che l’hanno aiutato a difendersi. Occorrono impegno, realismo e buonsenso, non le escalation militari auspicate da qualche leader sconsiderato come Macron.

Secondo lei in futuro i rapporti con Putin dovrebbero ritornare a quelli che esistevano prima della guerra?

Non ne parlerei in questi termini: la Russia non è Putin, è una nazione da 146 milioni di abitanti che ha sempre avuto profondi rapporti commerciali e geopolitici con l’Italia. In futuro, a pace raggiunta, abbiamo il dovere di riprendere i rapporti.

Lei ha sempre messo tra le sue priorità il tema della sicurezza, eppure i più recenti fatti di cronaca mostrano che il problema non sembra risolto, come mai?

Ricordo che mi occupo di Infrastrutture e Trasporti, con quattromila cantieri aperti in tutta Italia tra opere stradali Anas e ferroviarie, e tra i vari impegni abbiamo deciso di assumere oltre un migliaio di persone per Fs security: si tratta di vigilantes preziosi per controllare meglio i treni e l’interno delle stazioni, in sinergia con le forze dell’ordine. Sono convinto che sulla sicurezza, che si collega anche al tema dell’immigrazione clandestina, il centrodestra stia facendo bene dopo anni di cattiva gestione di sinistra.

Cosa rimane oggi di Matteo Salvini il comunista padano?

Se mi chiedete se ho idee di sinistra, ricordo le battaglie per le pensioni (cancelleremo la legge Fornero entro la legislatura), gli sforzi per l’edilizia popolare, l’attenzione per le periferie e per la sanità. La Lega, da anni, è il partito degli operai mentre il Pd conquista consenso nelle ricche zone cittadine dove in molti non hanno mai visto una fabbrica.

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