Esclusiva

Giugno 14 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 15 2024
Abbes Mouhiidine: «Voglio essere un esempio come Ali»

Il candidato all’oro nei pesi massimi si racconta a Zeta in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024: «Mi sento bene, sono prontissimo»

«Oh, mamma, mamma, mamma, sai che c’è, innamorato son. Ho visto Aziz Abbes». Se non avete mai sentito il nome a cui questo coro è dedicato farete bene ad impararlo: Aziz Abbes Mouhiidine, le maggiori speranze della boxe maschile italiana ai Giochi olimpici di Parigi 2024 ricadono su di lui. Categoria: pesi massimi. Ma è sulla velocità che punta. Sul ring è una scheggia impazzita: cambia lato, va avanti, indietro, si abbassa e colpisce.

Nasce nel 1998 e cresce nella provincia di Avellino, fra Solofra e Mercato San Severino. Inizia a boxare grazie al padre, trasferitosi in Italia dal Marocco per studiare ingegneria, che da bambino gli fa vedere un film: Ali, in cui il leggendario campione che fu Cassius Clay è interpretato da Will Smith. Ed è al padre, stroncato da una malattia nel 2017, che Abbes dedica le sue vittorie, fra cui la più importante: l’oro agli europei del 2022 di Erevan, in Armenia. Un trionfo che ha inframezzato due grandi traguardi: i secondi posti ai mondiali del 2021 – quando ha solo ventitré anni – e del 2023.

Abbes Mouhiidine: «Voglio essere un esempio come Ali»
Vittoria in semifinale degli Europei 2022 contro l’armeno Narek Manasyan

Adesso basta. Alle Olimpiadi di Parigi, Mouhiidine vuole il massimo. «Mi sento bene, sono prontissimo», dice il pugile che non perde mai il sorriso. La sua voce trasuda ambizione, allenata con intelligenza nei mesi di preparazione: «Dopo aver staccato il biglietto Olimpico, ci siamo concentrati molto su tutto il piano tecnico tattico, soprattutto in funzione degli avversari che incontreremo». Avversari fortissimi e quasi tutti più esperti. Ce n’è uno in particolare che è desideroso di affrontare, forse con un po’ di voglia di rivalsa. Il cubano Julio Cesar la Cruz, nove anni più grande, l’ha battuto nella finale dei mondiali del 2021 a Belgrado, con polemiche per una testata nel primo round – non vista o mal interpretata dai giudici – che ha costretto l’italiano a lottare senza l’occhio sinistro. «Lui è il campione olimpico e cinque volte mondiale», ricorda, «ma io l’ho battuto all’ultimo torneo in Marocco. Spero di incontrarlo in una bellissima finale».

Lo farà con le sue armi: guardia bassa, movimento di piedi velocissimo, gran dritto, con cui prova ad imitare lo stile del suo mito Muhammad Ali. «Rispetto a lui, però, non pungo molto con la lingua», ammette, «provo a farlo di più con le mani e con il mio modo di combattere, con cui istigo il mio avversario a dare tutto e stancarsi».

Abbes Mouhiidine: «Voglio essere un esempio come Ali»
Abbes con la medaglia d’oro conquistata ai Giochi Europei di Cracovia 2023

Ma Ali è stato Storia non solo del pugilato o dello sport. «Quello mi ha affascinato soprattutto di lui è ciò che ha fatto fuori dal ring», dice Abbes, che crede anche in una vocazione sociale dei campioni sportivi. «Spero di fare una piccola parte di quello che ha fatto Ali. In primis vorrei essere un esempio per tanti giovani come è stato lui per me e per tantissimi altri campioni». Essere un modello da seguire è una delle maggiori ambizioni del pugile campano, e promuovere innanzitutto il rispetto «verso tutte le persone, di ogni genere e ogni etnia. Poi vorrei fare la mia parte nella lotta contro il bullismo, ma anche contro la violenza sulle donne».

Ha anche un altro progetto: passare al professionismo con la medaglia d’oro olimpica al collo, così come fece il suo idolo dopo Roma 1960. «È il mio sogno. Sarebbe un grandissimo trampolino di lancio», per arrivare a confrontarsi con i grandi nomi attorno a cui girano milioni di dollari: Oleksander Usyk, Tyson Fury, Anthony Joshua, Francis Ngannou.

«Con Joshua ho già avuto modo di lavorare, come con altri professionisti. Mi vedo già a combattere contro questi grandi in incontri per i titoli mondiali negli Stati Uniti o negli Emirati Arabi». Un paese che, come la vicina Arabia Saudita, sta investendo molto nella boxe professionistica per ospitare i match più importanti.

Abbes Mouhiidine: «Voglio essere un esempio come Ali»
Abbes Mouhiidine con il presidente della Federazione Pugilistica Italiana Flavio D’Ambrosio e Giordana Sorrentino

Da Mercato San Severino a Las Vegas o Abu Dhabi, non cambia il rapporto di Abbes con il suo luogo dell’anima: «La palestra è la mia isola felice. È sempre stata il mio posto sicuro, sin da bambino, quando inizialmente facevo karate». Un rapporto quasi familiare con sacchi, guantoni e corde: «Lì ho sempre avuto tutti i miei amici. Durante quell’ora e mezza con mio zio e con i miei maestri storici mi sorridevano anche le orecchie». Zio che tutt’ora lo allena, a testimonianza di un rapporto bellissimo con la famiglia, che gli è sempre stata a fianco: «Non solo mia madre e mio padre, tutti i miei familiari mi hanno sempre sostenuto e li ringrazierò sempre. Non hanno solo capito i sacrifici di un ragazzo che già giovanissimo se n’è andato di casa per il suo sogno. Non mi hanno mai fatto sentire il peso di questi sacrifici, mi hanno aiutato a gestirli e a dare sempre di più».

Forse perché sente di avere lo sport nel DNA – «È nella mia genetica» – che risponde senza esitazioni alla domanda su cosa avrebbe voluto fare nella vita se non il pugile: «L’atleta di alto livello, ma in un’altra disciplina».

Abbes Mouhiidine: «Voglio essere un esempio come Ali»
La dedica di Abbes

L’ambizione è fortissima, è quella dei campioni che segnano la Storia della loro disciplina. Ma è anche un ragazzo di ventisei anni, con gli amori e le passioni dei suoi coetanei, come la musica e il calcio. Tifosissimo del Napoli, per salutarci gli chiediamo una previsione per la prossima stagione: «La speranza è quella che ha detto il presidente Aurelio De Laurentiis: riportare lo scudetto a Napoli. In ogni caso, vorrei un bel campionato e penso che Antonio Conte riuscirà a tirare fuori la cazzimma dalla squadra. Allora vedremo quanto i giocatori ci tengono alla maglia».  Se ci tengono anche solo la metà di quanto tu tieni alla vittoria, Abbes, i tifosi possono stare tranquilli.

Foto: FPI/YakAgency/Bozzani