Esclusiva

Luglio 9 2024
Il cuore della boxe italiana si presenta

La delegazione del pugilato si carica in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024. Il presidente della federazione D’Ambrosi: «Questa squadra ha potenzialità enormi»

Un battito che accelera al crescere della passione. Il ritmo aumenta come il suono dei colpi quando in palestra si passa dal sacco al punching ball. “Noi siamo cuore” è il motto con cui, martedì 9 luglio nel Salone d’Onore del Coni al Foro Italico di Roma, inizia la presentazione della squadra della Federazione Pugilistica Italiana (Fpi) ai giochi olimpici di Parigi.

«Una qualificazione al cardiopalma», secondo il presidente Fpi Flavio D’Ambrosi, quella degli otto pugili – cinque donne e tre uomini -, il miglior risultato negli ultimi trent’anni, pronti a difendere il nome della boxe azzurra. Quattro di questi hanno raggiunto il pass olimpico al Torneo Mondiale di Qualificazione organizzato a Busto Arsizio a marzo 2024. Tutte e tutti, però, «hanno un coraggio e una determinazione fuori dal normale», aggiunge D’Ambrosi, che sottolinea anche il loro spirito di squadra, «senza cui non si va da nessuna parte, neanche in uno sport individuale come la boxe».

Presente anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha evidenziato un traguardo già raggiunto: quella di Parigi 2024 sarà la spedizione azzurra più numerosa della storia. Non ha timori a definire questa squadra di pugili «la più forte di sempre» e sottolinea la sua composizione di genere che va a confermare il trend di Tokyo: «Ci sono più donne che maschietti e vedo Irma [Testa, bronzo agli ultimi giochi olimpici] che sorride». «Tante qualificate perché si è investito nello sport femminile», aggiunge Silvia Salis, ex lanciatrice del martello e vicepresidente vicario del comitato olimpico.

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Il presidente del Coni Giovanni Malagò

Ed è proprio Irma “Butterfly” Testa il nome di punta fra le donne. «Il movimento della boxe femminile l’ho visto crescere come un bambino», ci dice, «ho provato ad averne cura e a spingere gli appassionati a crederci. Ne sono quasi gelosa per come siamo cresciuti insieme». Dopo l’oro ai mondiali di New Delhi nel 2023, la voglia di replicarsi è tantissima. Ci proverà con le sue armi: «Non c’è un colpo in particolare, ce ne sono di più e partono tutti dalla mano sinistra. Punterò poi sulla rapidità e il mio gioco di gambe».

La compagine femminile può poi contare su Alessia Mesiano, categoria 60 kg. Nata nel 1991, è la più esperta del gruppo ma alla sua prima Olimpiade, così come Sirine Charaabi, categoria 54 kg. Charaabi, nata in Tunisia e trasferitasi a diciotto mesi con la famiglia, ha iniziato prestissimo: «A cinque anni come una scusa per stare con mio cugino, ma ricordo ancora i miei primi pugni al sacco». Anche lei non ha un colpo su cui punta di più: «Quello che farò sarà darne a macchinetta!».

Con alle spalle la partecipazione ai giochi di Tokyo sono invece Giordana Sorrentino, categoria 50 kg, romana, classe 2000, soprannominata “Caterpillar”, e Angela Carini, 66 kg, napoletana, che, come Sorrentino, è reduce da un nono posto nella scorsa edizione. «Le scorse Olimpiadi non sono state una bella esperienza», ci dice Carini, «avendo subìto la perdita di mio padre in quel periodo. Adesso sono più consapevole». Proprio il papà – che le ha anche dato il suo soprannome, “Tiger” – la porta la prima volta in palestra. Qui sceglie di allenarsi insieme al fratello Antonio: «È stato il mio primo sparring partner e oggi è il mio maestro. Grazie a lui oggi sono qui».

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Il direttore tecnico dell’Italia Boxing Team Emanuele Renzini

Se le donne sono una garanzia, gli uomini si stanno riscoprendo forti. Da zero qualificati a Tokyo a tre a Parigi, nelle tre categorie di peso maggiori. Sorride come un bambino il catanese Salvatore Cavallaro, 80 kg, che non ha problemi ad esporre i propri sogni: «Il mio obiettivo è il podio, ma non da adesso. Da sempre». Il suo colpo migliore: «Il gancio destro. Ma sto allenando anche l’altro», sorride ancora. Diego Lenzi, bolognese, categoria +92 kg, è il più giovane della spedizione con i suoi ventitré anni e ha iniziato a boxare appena cinque anni fa: «Ho sempre giocato a calcio, ma ho cambiato perché volevo praticare uno sport dove la vittoria e la sconfitta dipendono solo da me». Ricorda ancora il suo primo match, prima vittoria e primo ko: «Ho mandato a terra il mio avversario, mi sono guardato le mani e ho pensato: “Cavolo, allora può funzionare questa cosa”».

Il cuore della boxe italiana si presenta
Gli otto pugili della delegazione italiana – Foto: FPI/Giuli

Le aspettative maggiori, però, ricadono su Aziz Abbes Mouhiidine, categoria 92 kg, pesi massimi. Anche lui è alle sue prime Olimpiadi, ma vanta un palmarès di grande livello internazionale: oro europeo nel 2022 e due argenti mondiali nel 2021 e 2023. «La pressione c’è ed è bellissima», dice il pugile cresciuto nella provincia di Avellino. Sono in tanti a chiedere l’oro ad Abbes, ma lui sogna anche come conquistarlo: «Il mio match dei sogni è un Italia-Cuba, finale olimpica, contro Julio César la Cruz. Due volte campione olimpico e cinque volte mondiale». Uno di questi cinque titoli vinto proprio contro Mouhiidine nel 2021 in una finale molto discussa per una testata fantasma del cubano. Come Irma Testa, anche lui pensa di passare al professionismo dopo questi giochi, sognando di farlo con l’oro al collo.

«Non so se è la delegazione più forte di sempre, perché abbiamo una grandissima tradizione», dice a Zeta il presidente D’Ambrosi, «però ci crediamo perché questa squadra ha potenzialità enormi e si è preparata benissimo». Traguardi importanti a Parigi potrebbero essere trampolini di lancio per un ulteriore crescita della boxe italiana: «Il mio match da sogno è una finale olimpica e, dopo una splendida medaglia, vedere questi ragazzi prendere la strada del professionismo e, magari, prendersi il vertice del mondo anche lì».

Le eliminatorie inizieranno il 27 luglio all’Arena di Parigi Nord, D’Ambrosi, però, rivela che si è fatto promettere una cosa dai suoi ragazzi: «Sarò lì dal 6 agosto per gli ultimi cinque giorni dei tornei. Loro sanno che li voglio vedere combattere e quindi devono arrivare tutti in semifinale e finale». Fasi che si disputeranno in uno dei massimi tempi del tennis, lo Stadio Roland-Garros, dove i battiti di questo grande cuore aumenteranno ancora di più.