«Era mia intenzione cercare di essere rieletto, ma credo sia la scelta migliore da fare», con queste parole il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden si ritira dalla corsa alla Casa Bianca. A quattro mesi dalle elezioni del prossimo novembre, l’annuncio arriva in una lettera sul suo profilo X, dopo settimane di ombre sulla condizione di salute e lucidità del secondo presidente cattolico nella storia del paese dopo John Fitzgerald Kennedy.
In vista della convention dei democratici, fissata a Chicago, nell’Illinois, dal 19 al 22 agosto, Biden ha espresso sostegno alla candidatura della vicepresidente Kamala Harris, avvocatessa che compirà sessant’anni il 20 ottobre. L’ex procuratrice generale della California, di origini giamaicane e indiane, sembra destinata a sfidare il tycoon Donald Trump, scelto ufficialmente dal Partito repubblicano nella convention di Milwaukee, in Wisconsin. L’endorsement a Harris – descritta da Biden come «una partner straordinaria» – è arrivato dai coniugi Bill e Hillary Clinton, storici esponenti dei democratici, che si sono detti onorati di sostenerla.
La decisione di Biden, considerata “altruista” dal Washington Post, segue la pessima performance nel dibattito trasmesso dalla Cnn del 27 giugno contro il candidato del Grand Old Party, e la gaffe nella conferenza stampa al termine del vertice dell’Alleanza Atlantica (Nato) di Washington, dove ha confuso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con quello russo Vladimir Putin. Molti sono stati i vip e gli influenti esponenti democratici, come l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e Barack Obama, che negli ultimi mesi hanno espresso dubbi sulla ricandidatura di Biden, auspicando un suo ripensamento in favore di un candidato più giovane.
Sul versante dei repubblicani, Donald Trump ha definito Kamala Harris «più facile da sconfiggere rispetto a Joe Biden» mentre lo speaker della Camera Mike Johnson ha chiesto le dimissioni immediate del presidente.