Esclusiva

Luglio 27 2024
Alessandro Mazzara, una tavola per girare il mondo

«Un giorno, papà mi ha portato allo skate park ed è stato subito amore». La storia di Alessandro Mazzara, che gareggerà a Parigi

Sneakers e calzettoni bianchi, casco o cappellino targati Red Bull. Se cerchi Alessandro, “Ale” per gli amici, lo trovi allo skatepark ad allenarsi, sei giorni su sette. Vent’anni appena compiuti, la sua passione per lo skate inizia quasi per caso: «Avevo sette anni ed era il momento in cui i genitori provavano a indirizzarti verso qualche sport. Ho provato il calcio ma non mi piaceva. Non sopportavo che mi dettassero delle regole. Poi, un giorno, papà ci ha portati allo skatepark ed è stato subito amore». 

Da quel momento Alessandro non riesce più a staccarsi dalla tavola: «Mi divertivo un sacco. Mio padre mi portava ad allenarmi tutti i giorni. Poi, quando ha capito che stavo diventando forte, ha iniziato ad accompagnarmi alle gare in giro per l’Europa». Il supporto dei genitori, Gaspare e Daniela, è decisivo per il decollo della carriera sportiva: «A loro devo tutto: sono sempre stati i miei fan numero uno e mi hanno insegnato tutti i valori che un padre e una madre dovrebbero trasmetterti. Sono una fonte di ispirazione continua».

Da adolescente, Alessandro conduce una vita molto diversa rispetto ai suoi coetanei: «Lo skate mi ha portato a girare il mondo già da giovanissimo. Avere l’opportunità di vedere così tanti paesi e culture è forse una delle cose più belle dell’essere uno sportivo. Ti apre la mente e ti fa crescere tanto».

Per lo skater le ore passate sulla tavola si associano a una sensazione di «libertà assoluta». Il mondo dell’agonismo prevede, però, costanza e regole ferree. «Qualche anno fa sono arrivati i sacrifici e le responsabilità, anche nei confronti del mio team. Quello che per me era nato come un gioco stava diventando un lavoro vero e proprio». Alessandro si sentiva stanco e gli è persino «passata per la testa l’idea di mollare tutto». «Solo la carriera agonistica, certo», chiarisce. «Non ho mai pensato di abbandonare lo skate come sport: sarà sempre il mio grande amore». 

Dopo un «periodo buio» è riuscito a trovare il giusto equilibrio: «Ho capito che per continuare a fare skate tutta la vita avrei dovuto accettare dei sacrifici. Se facessi qualsiasi altro lavoro avrei molto meno tempo per stare sulla tavola e non potrei accettarlo. Oggi sono convinto e felicissimo di quello che faccio».

Adesso che fervono i preparativi per Parigi 2024, le giornate di Ale sono «stancanti e a tratti monotone»: «Mi sveglio ogni mattina alle 8 per andare in palestra. Faccio una sessione di fisioterapia per lo scarico muscolare e mi alleno allo skatepark per altre due o tre ore». Nelle ultime settimane lo skater sta perfezionando i tricks più difficili che ha in repertorio. «Ne ho chiuso uno di recente: l’heelflip 540», una variante del flip al contrario, con rotazione aerea di 540°. «È la mia croce e delizia. Mi piace da matti ma mi sta facendo impazzire». 

Fuori dalla stagione sportiva, Alessandro ama prendersi delle settimane tutte per sé. Ogni volta che ne ha la possibilità torna in Sicilia, la regione in cui è nato e cui resterà sempre legato. «Adoro godermi un po’ di buon cibo a casa dei nonni o andare al mare con amici e parenti». Talvolta, però, non gli dispiace «starsene tranquillo» nella sua Roma, che a causa degli impegni sportivi non riesce a godersi come vorrebbe. 

A chi si sta avvicinando al mondo dello skate Ale consiglia di «tenersi il sogno ben stretto e coltivarlo, nonostante le difficoltà pratiche»: «In Italia non abbiamo le strutture che hanno all’estero. Non ci sono a Roma, figuriamoci nelle realtà periferiche, come la Sicilia, dove la scena è minuscola. Se inizi a praticare da piccolo, però, quando cresci potrai trasferirti in un posto più skate-friendly e sarai già forte».

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