La Moldavia è al centro della disinformazione elettorale. Lunedì 21 ottobre è arrivato il verdetto del referendum nel Paese, in cui i cittadini erano chiamati a decidere se inserire in costituzione l’ingresso nell’Unione Europea come obiettivo strategico. La vittoria risicata del Sì (50,43%) è stata ripresa dalla galassia degli account filorussi italiani, che sui social media hanno parlato di presunti brogli alle urne.
Dopo un testa a testa inaspettato – i sondaggi parlavano di due terzi dei moldavi aperti all’integrazione europea -, i favorevoli hanno prevalso con appena 11mila voti di differenza, dopo che i primi exit poll avevano dato il No in vantaggio. Intanto, venivano scrutinate anche le preferenze per le elezioni presidenziali, che hanno visto la presidente uscente Maia Sandu, vicina a Bruxelles, vincere il primo turno con il 42,45% dei voti, seguita dall’ex procuratore generale Alexandru Stoianoglo con il 25,98%, candidato più gradito dalla Russia di Putin. Sia Sandu che il Parlamento europeo hanno denunciato le ingerenze del Cremlino, che ha provato a dirottare gli elettori attraverso una massiccia campagna di disinformazione.
LA PROVA DEI DATI
Usciti i risultati, sui social italiani è iniziata a circolare una teoria cospirativa. «Misteriosamente nella notte i Sì per l’adesione all’Ue passano dal 41% al 50%», ha commentato un canale su Telegram, noto per diffondere la propaganda di Mosca sulla guerra in Ucraina. Anche Stefano Morandi, esponente del partito Lega in Brianza, ha rilanciato con un tweet: «In Moldavia, il 5% di schede scrutinate è stato sufficiente per recuperare 10 punti percentuali di distacco in favore dell’Ue». Gli ha risposto il collega e senatore Claudio Borghi: «C’è la democrazia e poi c’è il voto postale… aspetta di vedere con il voto online che magie si possono fare».
I dati citati non sono però attendibili. Secondo gli exit poll riportati dall’organizzazione Europe Elects, la sera del 20 ottobre guidava il No con il 55,4%, contro il 44,6% dei voti a favore, con il 49.7% dei voti scrutinati. La forbice si è ristretta durante la notte: conteggiato il 90% delle schede, la distanza si era ridotta a 52% per il No e 48% per il Sì. L’ultimo 10% di schede ha chiuso il divario del 4%. Decisive le preferenze dei cittadini residenti all’estero (76.96% favorevoli, 23.04% contrari), che costituiscono il 15,8% dei voti validi (235 503 su 1 488 874 schede). Per quanto riguarda i voti postali, non esistono evidenze a supporto delle accuse di manomissione, che risultano infondate.
LA MAPPA INGANNEVOLE
Per supportare la narrazione filorussa sulla Moldavia, in tanti hanno pubblicato una mappa in cui ogni regione è colorata in base al risultato al referendum: blu se la maggioranza ha approvato il quesito, rosso se lo ha bocciato. L’immagine, in cui gran parte della cartina è colorata in rosso, riporta informazioni corrette ed è stata pubblicata anche dalla redazione moldava di Euronews. Tuttavia, la rappresentazione grafica è così semplicistica da diventare fuorviante. Guardando la mappa, infatti, sembra che la grande maggioranza dei moldavi sia antieuropeo, impressione incompatibile con il risultato elettorale.
Nessun mistero, è solo un caso di data visualization poco chiara, perché non considera la densità abitativa. Al centro della cartina, ad esempio, è colorata in blu la regione della capitale Chisinau. Nonostante il distretto occupi un’area inferiore rispetto ad altre sezioni geografiche, al suo interno abitano oltre 665 461, pari al 26% della popolazione residente in Moldavia (circa 2,5 milioni di abitanti).
Un altro problema è l’assenza delle percentuali. Nel mondo descritto dal grafico, esistono solo due opzioni: sì, sono europeista, o no, non lo sono. Questo crea grossi problemi: sono colorate con lo stesso rosso sia la regione autonoma della Gagauzia, dove i contrari hanno segnato un plebiscito (94,8%), che il Leova, in cui il No ha vinto per meno di 300 voti. Le gradazioni di colore avrebbero ridotto questo effetto, rendendo però la mappa meno funzionale alla propaganda.