«Siamo profondamente preoccupati e chiediamo un sussulto contro le disuguaglianze». Così ha detto Mikahil Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, per aprire l’incontro “La pandemia della disuguaglianza: l’agenda sociale come cura per la democrazia” organizzato da Oxfam e Rete dei numeri pari, il 20 febbraio 2025 nella sala stampa della Camera dei deputati, perché è proprio ai parlamentari che le due associazioni si rivolgono.
«Nel nostro Paese pochi stanno accumulando oscene fortune alle spalle dei molti. Denunciamo questo abisso fra ricchi e poveri», dice Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei numeri primi, che riunisce più di centinaia di associazioni, parrocchie e realtà sociali di mutualismo e solidarietà.
Una situazione critica dipinta anche dal rapporto sulla disuguaglianza pubblicato a gennaio da Oxfam: la quota di ricchezza detenuta dal 10% delle famiglie italiane più ricche è passata dal 52,4% al 59,7% negli ultimi 15 anni, mentre il 50% più povero ha visto la sua percentuale di ricchezza scendere fino al 7,4%.
Una forbice sempre più aperta, che, secondo Maslennikov, le politiche del governo Meloni non stanno aiutando a chiudere: «Per aumentare i dati sull’occupazione, si punta a politiche di flessibilizzazione dei contratti. Ma questa porta solo precarietà lavorativa, il cui aumento è una delle ragioni per cui la disuguaglianza retributiva aumenta da dieci anni».
Una situazione economica che si riflette anche su quella politica e sulla fiducia nei confronti delle istituzioni. «Il tecno-capitalismo alleato delle destre nazionaliste stanno distruggendo la democrazia mondiale», aggiunge Giuseppe De Marzo, «e l’82% di quelli che non votano sono i poveri, gli impoveriti, che non ci credono più».
Verso le opposizioni, presenti all’incontro, anche una piccola tirata d’orecchie. Nel 2021 la Rete dei numeri pari ha pubblicato, dopo centinaia di assemblee delle realtà che la compongono, una “Agenda sociale”, «in contrapposizione all’Agenda Draghi» dice De Marzo, di proposte per una politica solidale basata su salario minimo, accoglienza e riconversione ecologica. Un programma sottoscritto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Rifondazione Comunista. «Non abbiamo visto iniziative parlamentari sufficienti a farla vivere», redarguisce De Marzo, «oggi vi chiediamo un impegno completo: nei palazzi e fuori».
C’è anche la segretaria dem Elly Schlein, ma lascia la parola a Chiara Braga, capogruppo alla Camera: «La crisi della democrazia si nutre dell’espulsione dei più fragili dai processi decisionali. Portare avanti un’agenda sociale significa prendersene cura». In particolare, continua Braga, ricucendo le disuguaglianze territoriali: «Banca d’Italia ci dice come al Sud solo il 7% dei bambini sotto i 3 anni hanno accesso all’asilo nido, contro una media che è più del doppio, quasi il triplo, nelle altre regioni».
«Senza partecipazione non esisterà giustizia sociale. Questa è la responsabilità che dobbiamo sentire», commenta, invece, Francesco Silvestri capogruppo dei 5 stelle, che esprime l’esigenza di recuperare credibilità nei confronti delle fasce impoverite della popolazione: «Bisogna far percepire che c’è una classe politica che sente il peso dei numeri della disuguaglianza». La stessa preoccupazione condivisa dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Luana Zanella: «Le persone sono politicamente disperate, oltre che impoverite. Solo insieme possiamo non solo vincere, ma anche avere credibilità e nutrire la speranza».
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