Esclusiva

Ottobre 27 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Ottobre 29 2025
Roma Diffusa, la musica che riaccende l’anima della Capitale

Durante il festival la città eterna mostra il suo volto più vivo e contemporaneo, fatto di incontri spontanei e creatività nelle piazze

Domenica 19 ottobre, nel cuore di Roma, un piccolo cortile dietro un passaggio dell’Arco degli Acetari, a pochi passi da Piazza Navona, si è trasformato in un palcoscenico improvvisato. È stata una delle 150 tappe di Roma Diffusa, il festival che punta a raccontare il volto contemporaneo e creativo della Capitale, lontano dall’immagine cristallizzata di museo a cielo aperto.

Dopo circa un’ora di attesa, un gruppo di romani, di turisti e di curiosi si è raccolto nel cortile. Nessuna transenna o formalità: tutti in attesa di ascoltare Matteo Pavesi, polistrumentista e produttore che da qualche tempo ha scelto di vivere proprio in questo angolo nascosto della città. Capelli arruffati e una chitarra che mostra i segni del tempo, si è seduto su uno sgabello di legno e ha introdotto il suo concerto con poche parole: «Vorrei che il rispetto per questi luoghi fosse il vero protagonista, rispetto inteso come respicere, guardare di nuovo, con attenzione e cura».

Poi ha lasciato spazio alla musica. Le prime note si sono mescolate ai suoni quotidiani del rione: finestre che si aprono, bicchieri di vino appoggiati ai davanzali, una signora che attraversa il cortile con le buste della spesa, un uomo che richiama i gatti dal balcone. La vita di quartiere si è fusa con il concerto, creando un’atmosfera sospesa tra intimità e condivisione.

Seduti a terra o sui gradini delle case gli spettatori hanno ascoltato in silenzio mentre le melodie di Pavesi si sono fatte più intense, fino a coprire il suono delle campane. Dalle persiane socchiuse, qualcuno ha continuato ad assistere senza farsi vedere. La musica ha unito residenti e passanti in una scena che, per un attimo, ha restituito alla città un senso di comunità.

«Partecipare a eventi come questo significa ritrovare la vera anima di Roma», racconta Giulia, venuta insieme al fidanzato. «Qui il tradizionale incontra il nuovo: si respira aria fresca, entusiasmo, e lo spirito creativo dei romani torna a galla». Anche Carlo, residente storico del cortile, si è emozionato: «Questo posto è sempre stato il mio rifugio di tranquillità, ma oggi qualcosa è cambiato, e mi ha riportato ai tempi in cui giocavo qui da bambino».

Con iniziative come questa, la città dimostra di poter ancora stupire. Oltre ai monumenti e alla memoria del passato, esiste una Roma viva, fatta di persone, di cortili che si riaprono e di persone che si ritrovano. Per qualche ora, l’Arco degli Acetari ha ricordato che la Capitale non è solo storia, ma anche presente.