Un rumore secco di pietre che si staccano e si frantumano, gli sguardi sbigottiti dei passanti e subito le sirene. «Ho sentito un boato fortissimo, come se stessero rompendo qualcosa. Sono uscito di casa a vedere di cosa si trattasse», racconta un residente la mattina del 3 novembre 2025, quando nel centro di Roma è crollata parte del tetto della Torre dei Conti, a pochi passi dal Colosseo.
La struttura, eretta nel IX secolo e fortificata nel tempo sotto papa Innocenzo III per la sua famiglia, stava per vivere una seconda vita. Dopo lo sgombero del 2007 e anni di abbandono, il progetto di riqualificazione partito nel 2022 e finanziato dal Pnrr per 6,9 milioni di euro prevedeva la trasformazione dell’edificio in museo e centro servizi, comprensivo di aule studio e una terrazza panoramica. A presentarlo anche sui social, era stato il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri, in un video che mostrava l’avanzamento dei lavori e la visione di una torre finalmente restituita alla città.
Quella visione si è interrotta bruscamente. Durante la mattinata, parte della copertura della torre ha subito due cedimenti che hanno portato al collasso di una sezione del piano superiore, travolgendo le impalcature e chi vi lavorava sotto. Quattro operai sono stati estratti rapidamente, mentre uno, bloccato in una posizione più critica, è rimasto sepolto per undici ore sotto i calcinacci prima di essere tratto in salvo. Nonostante il coraggio e la speranza che aveva accompagnato le operazioni, l’uomo è venuto a mancare poco dopo a causa di un attacco cardiaco.
I tecnici hanno bloccato la zona per verificare la stabilità della parte rimasta in piedi. Le indagini dovranno stabilire se il cedimento sia stato causato da un errore di consolidamento o da un indebolimento della struttura preesistente.
Intorno alla torre, le strade che di solito pulsano di turisti si sono riempite di passanti che, appoggiati alle transenne che delimitano l’area della tragedia, mormorano e si confrontano sull’accaduto. «Parcheggio sempre il motorino lì sotto per andare a lavoro», dice Giuseppe Marini, cuoco di un ristorante dello storico quartiere Monti, mentre assiste interdetto alla operazioni di soccorso. «Oggi per fortuna ho preso la metro. Ma non riesco a smettere di pensare che potrei esserci stato anche io sotto le macerie».
Nel crollo ha perso la vita una persona. Rimane il silenzio ad avvolgere la torre squarciata, per ricordare la gravità di quanto accaduto. La Torre dei Conti rivela la fragilità di una Roma che, abituata a convivere con la propria storia, si ritrova ancora una volta a doverla proteggere.