Esclusiva

Novembre 12 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Novembre 19 2025
Pagine D’Oro Nero, alla scoperta del tartufo di Calabria

Tra leggenda, scienza e gastronomia, un gioiello nascosto della tradizione italiana prende finalmente voce.

Cuore del bosco, tesoro della terra, diamante ipogeo o, per i più folkloristici, cibo delle streghe: il tartufo vanta una ricchezza di appellativi che pochi altri alimenti possono eguagliare. Eppure, dietro la fama che lo circonda, rimane un mistero per molti: celebrato nel nome, ma ancora poco conosciuto nelle sue autentiche caratteristiche. 

Sul territorio italiano, esiste un tartufo che, pur affondando le proprie radici in una terra ricca di storia e biodiversità, è stato a lungo oscurato dalla fama dei più celebrati esemplari del Nord. È il tartufo calabrese, un gioiello discreto ma sorprendente, che merita oggi di essere riscoperto e valorizzato. È questo l’intento del libro Il Tartufo nero di Calabria. L’inizio di un nuovo racconto (Cangemi, 2024), scritto da Francesco Maria Spanò e Claudio Mattia Serafin, un’opera che intreccia scienza, cultura e territorio per restituire dignità e visibilità a una risorsa troppo spesso trascurata. Attraverso un viaggio che unisce ricerca agronomica, tradizione gastronomica e testimonianze locali, il volume racconta come questo fungo pregiato stia diventando il simbolo di una Calabria diversa: consapevole delle proprie eccellenze, orgogliosa della propria identità e pronta a inserirsi, con voce autorevole, nel panorama nazionale del tartufo.

Descritto come un «atto d’amore» dalla giornalista enogastronomica Fiorella Ialongo, durante la presentazione allo Spazio Cangemi di Roma l’11 novembre 2025, il libro si configura come un omaggio autentico al territorio calabrese e al suo patrimonio naturale. Più che un semplice volume divulgativo, rappresenta un invito a riscoprire il tartufo nero di Calabria come emblema di rinascita culturale ed economica, valorizzando le potenzialità di una terra che ha ancora molto da raccontare — anche attraverso il profumo intenso dei suoi boschi.

Della stessa opinione è anche Tiziana Cini, avvocato e vicepresidente dell’Associazione Tartufai Italiani, che, dopo aver ricordato la preziosa composizione del tartufo — ricco di potassio, sodio e magnesio — intrattiene il pubblico con aneddoti curiosi e leggende popolari. Tra queste, quella sul suo presunto potere afrodisiaco, tramandato nei secoli, e sui rituali che un tempo accompagnavano la sua ricerca, quando il tartufo non era soltanto un alimento pregiato, ma anche un simbolo di mistero e fertilità. «Una volta, veniva prescritto a mariti anziani con mogli giovani» commenta Cini, cimentandosi in un racconto che, tra scienza e tradizione, restituisce tutto il fascino di questo frutto della terra.

Terzo a intervenire, seguendo il pannello, è Filippo Romano, Vicesegretario Generale e Capo del Cerimoniale del Quirinale, che guida il pubblico alla scoperta del concetto di gastrodiplomazia. «Un’arte conviviale, difficile e sottile, che da sempre influenza corti e salotti, da Talleyrand a Camillo Benso Conte di Cavour». Attraverso esempi concreti di eventi ufficiali e protocolli internazionali, Romano illustra come il cibo, e in particolare le eccellenze italiane come il tartufo, diventi uno strumento di dialogo culturale e valorizzazione del patrimonio nazionale, capace di raccontare l’identità del Paese attraverso i sapori e le tradizioni della sua terra.

La parola passa quindi agli autori, che illustrano le peculiarità del loro libro: la vera storia del tartufo raccontata attraverso aneddoti e narrazioni, ma soprattutto grazie al contributo di trenta voci universitarie. A completare il volume, un’iconografia inedita, mai pubblicata in Italia, che arricchisce la lettura e offre uno sguardo unico sul tartufo e sul territorio calabrese, tra scienza, cultura e tradizione.

In un panorama gastronomico spesso dominato dai nomi più noti del Nord, il tartufo calabrese emerge oggi come simbolo di riscoperta e valorizzazione del territorio. Il Tartufo nero di Calabria. L’inizio di un nuovo racconto non è solo un libro: è un invito a guardare oltre i pregiudizi e a riconoscere la ricchezza culturale, scientifica e storica di un prodotto che porta con sé il profumo dei boschi e l’identità di una regione.