Esclusiva

Dicembre 5 2025
Egitto, terra dell’oro

L’esposizione rivela i riti e gli oggetti legati alla vita dopo la morte nella società egizia antica

«Vogliamo che il pubblico conosca la vita dei faraoni, ma anche quella delle persone comuni dell’antico Egitto», ha detto Dr. Tarek El Awady, egittologo e curatore dell’esposizione «Tesori dei Faraoni».

In mostra, fino al 3 maggio 2026, alle Scuderie del Quirinale, a Roma, ci sono 130 capolavori provenienti dai più importanti musei egiziani, alcuni dei quali risalgono a oltre 3000 anni fa. L’esibizione è frutto di un accordo di diplomazia culturale tra l’Ambasciata italiana al Cairo e il Consiglio supremo delle antichità d’Egitto.

Il percorso espositivo ripercorre le fasi fondamentali della civiltà egizia, dalle sue origini fino all’età dell’oro dei grandi faraoni del Nuovo Regno e del Terzo Periodo Intermedio. Permettendo ai visitatori che attraversano le dieci sale del museo di confrontarsi con sei temi principali: la complessità della società dell’epoca, l’autorità divina dei faraoni, le pratiche funerarie, le più recenti scoperte archeologiche, la vita quotidiana e le credenze religiose.

Le prime sale sorprendono i visitatori con l’imponenza delle statue faraoniche e l’eleganza dei reperti esposti. «Regina Ahhotep II» è stata una figura enigmatica scoperta nel 1859 a Luxor, una città antica egizia. I suoi oggetti includono collane e bracciali in oro, oltre al coperchio del sarcofago della sovrana. La sala successiva è dedicata al «Regno di Psusennes I», uno dei più longevi e potenti che abbia governato l’Egitto, per circa quarantasette anni. La splendida tomba d’oro del faraone è adornata da geroglifici che riportano il suo nome e incantesimi per la navigazione nell’aldilà.

L’esposizione approfondisce l’importanza della vita dopo la morte nella società dell’antico Egitto, illustrando i prerequisiti necessari per accedervi. L’elemento necessario più rilevante era l’esistenza di una tomba e la conservazione della mummia. Si possono ammirare due vasi canopi, utilizzati dagli imbalsamatori per conservare gli organi dei faraoni. Inoltre, i faraoni venivano sepolti insieme a ushabti statuette funerarie incaricate di svolgere i lavori agricoli o altre mansioni nell’aldilà.

La mostra espone anche numerosi oggetti della vita quotidiana egizia. «Per la prima volta, grazie alle recenti scoperte nella Città d’Oro dell’Egitto, presentiamo 20 oggetti nuovi», ha affermato il Dr. Tarek El Awady prima dell’inaugurazione. La cosiddetta «Città d’Oro perduta», costruita da Amenhotep III a Luxor e portata alla luce nel settembre 2021, è stata trovata in condizioni buone poiché abbandonata improvvisamente. Di conseguenza, la mostra espone una vasta gamma di oggetti d’uso quotidiano: anfore, figurine di persone, utensili per la fabbricazione di amuleti e altri reperti che raccontano la vita comune.

Luxor era la capitale religiosa e sede di una potente casta sacerdotale. L’esposizione dimostra come il sistema di regalità sacra egiziana era uno dei più complessi e duraturi del mondo antico, influenzando la vita quotidiana per oltre tremila anni. Il percorso esplora il ruolo della religione attraverso papiri e statue, come il celebre «Trio di Menkaure», che rappresenta il faraone tra le dee Hathor e Diospolis Parva, personificazioni dell’Egitto stesso.

La mostra si conclude con un capolavoro emblema di questa civiltà – la maschera funeraria d’oro di Amenemope, figlio di Psusennes I. Questa opera migliore, dall’incredibile raffinatezza, incarna la divinità del faraone e la connessione profonda tra il sovrano, la fertilità della terra e il ciclo vitale rappresentato dalle piene del Nilo. Attraverso un viaggio tra arte, archeologia e storia, la mostra lascia ai visitatori una testimonianza concreta dell’eredità senza tempo dell’antico Egitto.

Dylan Browne-Wilkinson